Ormai è ufficiale, il 17 marzo sarà festa nazionale per festeggiare l’Unità d’Italia, perciò scuole, uffici pubblici e fabbriche rimarranno chiusi.
Il decreto legge è stato approvato, dicono le fonti governative, per evitare ulteriori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese private che, in altro modo, avrebbero dovuto pagare la giornata come festività non goduta, proprio com’è accaduto fino ad oggi per il 4 novembre. In Italia avremo da festeggiare.
Malgrado le rimostranze della Lega, che considera il decreto a sfavore della situazione economica attuale e pensa sia addirittura incostituzionale, è stato così deciso per la gioia della maggior parte dei lavoratori che trovavano questo un anno troppo lungo senza festività e ponti di cui usufruire.
Cadendo la festa per l’Unità d’Italia di giovedì, si offre l’occasione per fare un lungo ponte di cui si può approfittare per visitare una capitale europea, per trascorrere qualche giorno al mare o in campagna.
Può essere anche una grande opportunità per andare a visitare Turku, una delle capitali europee della cultura 2011.
Insomma, le idee e la voglia per evadere qualche giorno certo non mancano, perciò ormai basta trovare uno dei tanti voli low cost e partire per questo ponte che i 150 anni dell’Unità d’Italia ci ha regalato.
Sono contento che il 17 marzo sia festa nazionale ma non ho capito la questione del 4 novembre: in pratica la festività non goduta ci viene trattenuta in busta paga, è così?
Un’incredibile faccia di bronzo, per non dire di peggio, di chi ha voluto questa festa inutile: “per evitare ulteriori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese private che, in altro modo, avrebbero dovuto pagare la giornata come festività non goduta, proprio com’è accaduto fino ad oggi per il 4 novembre”. Bastava non dichiarare festa nazionale il 17 marzo, come non si fece nel 1961!!
Ma questi credono proprio che le persone siano tutte idiote?
La parte continentale e quella peninsulare della penisola italica sono da sempre, culturalmente e nei comportamenti delle rispettive popolazioni, divise di fatto. Al nord la produttività e la capacità di fare, al sud la pratica dell’assistenzialismo passivo e la criminalità organizzata che ha sostituito lo stato centrale. I meriti sono di coloro che localmente hanno promosso le prime, i demeriti e le responsabilità di queste abissali differenze sono di chi, sempre localmente, ha voluto le seconde. La solidarietà non c’entra nulla, è solo un appiglio per legittimare e tentare di continuare questo scellerato, vergognoso stato di cose unico al mondo. E’ anche per questo che all’estero non siamo considerati come popolo, nonostante qualche nostro esponente politico, istituzionale, imprenditoriale o scientifico abbia dato prova di competenza e credibilità. Costoro non sono visti come picchi di eccellenza in una situazione media ottima, ma soltanto come fortunate eccezioni in un quadro desolante.