Oasi nel deserto, come e perché si formano? Cosa sapere

Le oasi nel deserto sono punti di riferimento vitali per la sopravvivenza delle popolazioni che vivono delle regioni desertiche del mondo. Ma come si formano nello specifico?

Oasi nel deserto
Oasi nel deserto – viaggi.nanopress.it

Per chi vive nelle regioni aride e desertiche del mondo, rappresentano delle vere e proprie ancore di salvezza. La loro presenza è così vitale da dare vita all’usanza di definire come oasi del deserto qualsiasi cosa si riveli ai nostri occhi fondamentale per dare speranza a ciò che ci sembrava poco prima perduto.

Ma cosa sono esattamente le oasi e come fanno a sbucare fuori da un terreno così inospitale come quello del deserto?

Le oasi, ancore di salvezza nel bel mezzo del deserto

Quando immaginiamo un deserto non facciamo altro che pensare a una enorme e sconfinata distesa di sabbia e dune della quale non si vede mai la fine. Nulla cresce da queste parti se non qualche cactus (nell’immaginario collettivo è così) e pochissime sono le precipitazioni che si verificano durante il corso dell’anno. Insomma, nel deserto non c’è nulla di nulla.

Eppure, in alcune aree a un certo punto iniziano a intravedersi una fitta vegetazione verde che fa presupporre ci sia proprio lì la presenza di acqua.

Le oasi svolgono quindi un ruolo fondamentale nella vita di chi nel deserto ci vive, e possono essere sia naturali sia artificiali. L’uomo, infatti, può aiutare l’acqua intrappolata nel sottosuolo a riaffiorare in superficie scavando pozzi per raggiungerla.

Oasi Huacachina
Oasi Huacachina – viaggi.nanopress.it

Le oasi tra le più conosciute al mondo sono quella di Siwa in Egitto e quella di Huacachina in Perù, tuttavia questi piccoli paradisi naturali si trovano per lo più nelle aree desertiche del Sahara, dell’Asia centrale e della penisola arabica.

Come si formano le oasi

Un’oasi si forma, molto semplicemente, grazie all’affioramento dell’acqua in superficie. Il processo è questo:

  • l’acqua piovana, seppur non abbondante, penetra nel terreno
  • raggiunge uno strato impermeabile e inizia ad accumularsi formando le falde acquifere
  • scorre sottoterra seguendo le depressioni del terreno.

A questo punto, può succedere che l’acqua incontri la superficie terrestre che blocca in qualche modo il suo scorrimento, facendo sì che possa accumularsi e risalire verso l’alto fino a fuoriuscire. Questo dà vita alle oasi, attorno alle quali di conseguenza si sviluppa la vegetazione e quindi un piccolo ecosistema.

Gli acquiferi dell’Africa

É proprio al di sotto dell’Africa sub sahariana e dei territori di Libia, Algeria, Egitto e Sudan che si trovano alcuni dei più grandi acquiferi del pianeta.

Oasi
Oasi – viaggi.nanopress.it

In questa zona, infatti, giacciono circa 150 mila chilometri cubici d’acqua dolce, accumulatisi nel corso del tempo. Non tutti sanno che 5-10 mila anni fa il Sahara era ben più umido rispetto a oggi ed era più frequentemente bagnato da piogge più o meno intense.

Nonostante le loro dimensioni esorbitanti, però, la presenza di questi bacini d’acqua sotterranea non basta a risolvere il problema della carenza di questa risorsa vitale e preziosa in Africa. I motivi sono molteplici.

Alcuni acquiferi contengono acqua fossile, acqua cioè infiltratasi nel terreno in tempi remotissimi. Altri, invece, ospitano acque troppo cariche di elementi chimici provenienti dalle rocce come ferro e fluoro, dannosi per la salute umana se troppo abbondanti. Infine, i costi d’estrazione elevatissimi rendono difficili le operazioni.

Insomma, al momento la ricchezza d’acqua del continente Africano pare proprio dover rimanere lì, inutilizzata, fino a quando non si avranno gli strumenti per poterla sfruttare al meglio.

Impostazioni privacy