Vivere in un atollo di plastica ai Caraibi? Se pensate che questa sia un’idea nata dalla mente romanzesca di uno squilibrato siete decisamente fuori strada. Un ecologista ha raccolto e legato insieme 120.000 bottiglie per creare il suo piccolo paradiso nei Caraibi: un atollo eco-friendly, che come una ninfea nasce dai rifiuti per crescere nel candore di un mondo migliore. Intanto ci si chiede se l’idea possa dare adito a un felice seguito: in ogni caso rimarrà un brillante esempio di riciclaggio, in un mondo dove persino i Caraibi possono dirsi infestati dagli sprechi e la cattiva educazione verso una Madre Natura sempre più tristemente obliata.
Il Mar dei Caraibi era già stato preso di mira dall’artista inglese Jason de Caires Taylor, che ha lasciato cadere tra i fondali cristallini al largo di Grenada circa ventimila statue per creare un museo sommerso di incomparabile bellezza: un’azione ripetutasi anche in Messico, dove Taylor ha modellato 400 speciali statue con una nuova avventura subacquea al largo di Cancun.
Oggi un ambientalista torna a illuminare i Caraibi con un fascio di attenzione votata al mondo eco: 120mila bottiglie di plastica sono servite a Richard Sowar per costruire un’isola.
L’uomo dall’anima green ha chiamato questo atollo di plastica Spiral Island II e dopo averlo ancorato in una baia nei Caraibi ha fatto le valigie, trasformandolo nella sua nuova casa.
Rishi ha lasciato nella Vecchia Europa casa e monete per trasferirsi in un paradiso al sole, senza troppi mezzi, né pretese: dopo aver pensato di costruire un’isola con materiali riciclati, ha riempito una serie di sacchetti di tessuto, legandoli saldamente insieme.
‘Non sono uno scienziato. Sono solo uno che crede nella potenza nella natura. Anche materiali umani, come la plastica, se usati nel modo giusto, con rispetto, possono integrarsi con l’ambiente’ ha spiegato ai media, aggiungendo: ‘Le bottiglie si stanno unendo al corallo, la mia casa si sta espandendo’.
Incredibile da immaginare, ma sul piccolo atollo di plastica ora nascono fiori e alberi.
Il creatore di questo paradiso quasi tascabile ha dichiarato: ‘Voglio dimostrare che il problema dei rifiuti può trasformarsi in una risorsa, può addirittura creare terra su cui vivere’.
Pensate che fino a poco tempo fa esisteva una Spiral Island I: molto più grande, era stata creata nel 1998 con 250mila bottiglie e si trovava in Messico, vicino Puerto Aventura, tuttavia dopo sette anni dopo è stata distrutta dall’uragano Emily.
Oggi Spiral Island II è costruita in una baia che la protegge dal potenziale pericolo degli uragani: Rishi abita qui, con un cane, Rainbow, e un gatto, Bonita.
Come potrebbero abilmente dimostrare uomini quali Galilei o un certo Colombo, l’immaginazione dell’uomo è spesso più potente delle leggi conosciute.