Sorpresa nell’Oceano: la scoperta che ha lasciato gli studiosi di stucco

Nuovo ecosistema marino nell’Oceano Indiano: è stato scoperto dai ricercatori durante la missione Nekton Maldives ed è stato denominato The Trapping Zone.

Scoperta sensazionale
Scoperta sensazionale – viaggi.nanopress.it

Cosa si fa quando tutte le terre emerse sono già state scoperte? Semplice: si esplorano gli abissi marini! Un gruppo di ricercatori ha di recente scoperto un nuovo ecosistema nelle profondità delle Maldive che hanno chiamato The Trapping Zone.

Nuovo ecosistema marino nell’Oceano Indiano, la missione Nekton Maldives

Gli esperti dell’Università di Oxford hanno condotto la missione Nekton Maldives a più di 500 metri di profondità nelle acque dell’Oceano Indiano per indagare per la prima volta sulla vita oceanica delle Maldive.

La missione si è svolta tra il 4 settembre e il 7 ottobre scorso a bordo del sommergibile di nuova generazione Omega Seamaster II con tanto di sistemi robotici e autonomi. A capo del team di ricerca internazionale, la Dottoressa Lucy Woodall la quale ha dichiarato:

“La ricerca in acque profonde è un’area scientifica di cui abbiamo appena scalfito la superficie. Questa spedizione ci consentirà di sviluppare temi di importanti priorità di ricerca, acquisendo informazioni quali parametri ambientali e mappature bentoniche, per la prima volta in assoluto in quest’area del mondo”.

La missione, coordinata dall’istituto di ricerca Nekton, ha coinvolto un team scientifico internazionale proveniente da diverse parti del mondo tra cui India, Sud Africa, Spagna, Maldive, Irlanda, Grecia, Sri Lanka, Regno Unito, Paesi Bassi e Seychelles.

 

I principali obiettivi della ricerca avevano a che fare con:

  • lo stato di salute delle barriere coralline alle Maldive e della vita oceanica a causa dello scioglimento dei ghiacci
  • le nuove esplorazioni di barriere coralline ancora sconosciute
  • la stesura del primo rilevamento cartografico di una montagna sottomarina nell’Oceano Indiano settentrionale.

Il nuovo ecosistema marino nell’Oceano Indiano si chiama The Trapping Zone

Durante la missione, i ricercatori si sono inaspettatamente imbattuti in un ecosistema del tutto nuovo mai visto prima, situato a 500 metri di profondità nei pressi del vulcano Satho Rahaa. Il nome con il quale è stata chiamata la zona (zona di intrappolamento) dice tutto sulle sue dinamiche.

Si tratta di una vera e propria oasi di vita. Qui squali e grossi pesci si nutrono dei micro-nekton, piccolissimi organismi capaci di nuotare indipendentemente dalla corrente. Questi microrganismi marini solitamente migrano dagli abissi verso la superficie durante la notte e ritornano nella profondità non appena sorge il sole, secondo il fenomeno della “migrazione verticale”.

Nella Trapping Zone appena scoperta, però, i micro-nekton rimangono letteralmente intrappolati tra gli strati vulcanici sottomarini e le barriere fossili che danno vita agli atolli delle Maldive. Una volta bloccati, questi piccoli animali sono quindi spacciati: vengono predati dai banchi di tonni e da squali, tra cui il raro squalo rovo.

nuovo ecosistema marino nell'Oceano Indiano
Nuovo ecosistema marino nell’Oceano Indiano – viaggi.nanopress.it

Secondo l’ecologo marino dell’Università di Oxford, Alex Rogers, è molto probabile che ecosistemi simili possano esistere anche nei pressi delle altre isole oceaniche del mondo.

Le altre importanti scoperte

Durante i 34 giorni in mare, sono state esplorate zone fino a quel momento sconosciute nei pressi dei 20 atolli delle Maldive, compresa l’area intorno al Satho Rahaa. Si tratta di un antico vulcano di circa 28 chilometri di circonferenza, oramai spento, che durante la sua formazione si è innalzato dal fondale di circa 1.500 metri.

Tra le altre scoperte importanti che dobbiamo a questa missione ci sono:

  • antiche linee di spiaggia, causate dall’innalzamento del livello del mare, rivelate grazie all’erosione delle onde
  • barriere coralline individuate e mappate in sei punti diversi
  • una zona chiamata rarifotica dove vivono coralli, barriere coralline e organismi tra cui molto probabilmente anche specie nuove per gli scienziati

L’importanza della missione

Tramite gli studi approfonditi della regione in questione sarà possibile per gli scienziati capire come si è formato l’ecosistema e come preservarlo. Il micro-nekton infatti è in forte pericolo visto che la sua fonte di cibo, il plancton, è minacciata seriamente dal fenomeno del cambiamento climatico.

Atolli delle Maldive
Atolli delle Maldive – viaggi.nanopress.it

Senza questo micro organismo marino e con l’irrefrenabilità del riscaldamento globale, è possibile che l’80% delle Maldive possa diventare inabitabile entro il 2050. È quindi necessario sfruttare le informazioni venute fuori grazie alla missione per garantire la sopravvivenza delle Maldive e della loro ricca biodiversità.

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