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Doel è una città che si trova nel Belgio fiammingo, ormai ridotta a un villaggio quasi interamente abbandonato, situato fra il porto di Antwerp e le torri di raffreddamento di una centrale nucleare. Questo posto così surreale e sospeso nel tempo e nello spazio, una volta era abitato da oltre un migliaio di abitanti, mentre ora le persone che si aggirano fra le sue costruzioni e le strade desolate sono pochissime. Doel, centro diventato ormai meta di amanti della Street Art e graffitari, si trova adesso a lottare per la sua ultima battaglia: non essere cancellato dalle carte geografiche.
Secondo le autorità locali, Doel non ha più futuro, non può essere altro che un villaggio fantasma, senza esercizi commerciali, senza un negozio, senza vita.
Il villaggio, secondo un progetto del governo regionale, dovrebbe essere spazzato via per far posto a una serie di ulteriori comparti che andrebbero a saldarsi con quelli del porto di Antwerp, il secondo porto più grande d’Europa. Mentre i campi coltivati che si stendono intorno all’abitato diventerebbero una riserva naturale.
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In funzione di questo, i governatori hanno cominciato a sgomberare la zona. Tutto questo insomma non è accaduto per caso, è stato il risultato di politiche di esproprio sempre più aggressive che hanno portato moltissimi abitanti a vendere le case per far realizzare il progetto dell’ampliamento del porto di Antwerp. Alla fine degli anni ’90, infatti, le autorità offrirono incentivi molto alti agli abitanti di Doel, e in molti si trasferirono altrove. Tranne una manciata di persone, gli irriducibili proprietari che ora rischiano un esproprio forzoso, e che si stanno battendo ancoa contro le autorità.
Intanto, anche se in questi quindici anni la città è rimasta disabitata in maniera parziale, a partire dal 2006 molte case sono state occupate.
Oggi Doel, la città fantasma, è diventata meta di artisti di strada, che usano i muri degli edifici come se fosse una tela. Sui muri, sugli edifici, per strada, si fanno avanti tanti dipinti colorati, robot, topi giganti e alieni di ogni specie.
Alcuni edifici sono rimasti comunque privi di graffiti, murales o tag, tra cui le 11 case ancora in mani ai privati, la chiesa locale, il cimitero e la casa appartenuta alla famiglia di Rubens, che la società ha promesso sarà smantellata e ricostruita mattone per mattone in una città vicina.