Anche in Belgio si discute di uno stop all’uso del burqa o del niqab nei luoghi pubblici. Dunque, non è sola la Francia di Sarkozy, che proprio in questi giorni discute un disegno di legge dai contenuti molto simili alla proposta belga.
Ma se i cugini d’oltralpe sono ancora molto scettici, nella patria di valloni e fiamminghi sembra esserci unanimità di consensi sull’approvazione di un divieto in tal senso.
Ha riscosso un enorme successo in Belgio la proposta di legge sull’interdizione totale del burqa dai luoghi pubblici. Il primo sì è arrivato addirittura all’unanimità.
Nonostante alcune riserve sulle garanzie giuridiche di un simile provvedimento, anche le ale più scettiche della commissione affari interni della Camera hanno votato favorevolmente.
La legge, se entrerà in vigore, imporrà il pagamento di un’ammenda o, in alternativa, sette giorni di carcere a coloro che si presenteranno in uno spazio pubblico con il volto coperto, del tutto o in parte, che ne impedisca l’identificazione.
Se l’iter legislativo fosse portato a termine, il Belgio sarebbe il primo Paese europeo a legiferare su una materia così sensibile.
Il provvedimento, per diventare legge, avrebbe dovuto superare il voto della Camera del 22 aprile. Voto poi rimandato a causa della crisi di governo scoppiata pochi giorni fa per colpa del ritiro dei liberali fiamminghi (Open-Vld) dalla coalizione di maggioranza.
La sessione plenaria della Camera dei deputati è stata, quindi, rimandata alla prossima settimana, in attesa delle consultazioni in corso da parte del re Alberto II con i leader politici e istituzionali per cercare una via d’uscita alla crisi.
Karima Moual, italiana di nascita ma marocchina d’origine, ha espesso la sua opinione in merito a questi tentativi della Francia e del Belgio, attraverso un articolo apparso sul sito web del Sole 24 ore. ‘Vietare con una legge alle donne che portano il burqa d’indossarlo e rendere la vita impossibile a quelle che portano il solo velo islamico, è facile. Ma è poco ambizioso, poco coraggioso e soprattutto illiberale’. Queste le parole di una delle voci più rappresentantative di una realtà che sarà sempre più importante nel nostro paese: gli immigrati di seconda generazione.
Karima crede che la vera sfida sia mettere le donne stesse in grado di scegliere e di interpretare la loro vita.
‘Bisogna essere per le scelte che partano dalle donne. Così come bisogna credere nell’intelligenza delle donne – ha sottolineato la giovane – e dare loro gli strumenti quali la cultura e il tempo per capire, interpretare e scegliere loro stesse cosa è giusto o meno per loro. Solo attraverso un’investimento nella cultura e nella conoscenza possono essere libere e consapevoli delle loro scelte’.