Vive da 25 anni da solo in una grotta senza telefoni né orologi: ecco il motivo

Vivere per 25 anni da soli in una grotta. Sembra una storia assurda, ma è l’incredibile scelta di un uomo che ha deciso di vivere in questo modo, senza ausilio di telefoni né orologi.

Uomo che vive in una grotta
Uomo che vive in una grotta – viaggi.nanopress.it

Sono molte le storie di scelte di vita estrema che ogni giorno il mondo del web ci racconta. Quella di oggi è sicuramente una delle più audaci, isolarsi dal mondo in una società iper connessa, rinunciare ai comfort della vita moderna per vivere nel luogo più impensabile: una grotta. Quale potrà mai essere il motivo di una decisione tanto insolita?

L’uomo che vive in una grotta

Nel raccontare questa storia, parlare di una sola grotta sarebbe riduttivo. Non è un enigma, è la quotidianità di un uomo dell’Indiana, da anni ormai residente nel New Mexico, o meglio circondato dalle rocce di arenaria. Ra Paulette è nato nel 1940, ed è un artista autodidatta.

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Ra Paulette in una delle sue grotte – viaggi.nanopress.it

Avete presente l’idea di abbandonare quello che non ci rende felici per inseguire un sogno, magari sfruttando un talento? Ra Paulette l’ha assolutamente messa in pratica, avendo passato gli ultimi 25 anni a scavare nella roccia, abitando letteralmente all’interno delle sue opere.

Le sculture nella roccia

Tutto ha avuto inizio quando stanco di un alternarsi di lavori insoddisfacenti e spesso mal pagati, Ra Paulette si è trasferito dagli Stati Uniti al New Mexico, accompagnato da piccone e scalpello. Qui ha potuto dare sfogo ad una vera vocazione, quella di scultore, attività per la quale mostra un talento straordinario.

Questi ultimi anni li ha infatti trascorsi scavando opere straordinarie all’interno di grotte composte di roccia arenaria. Fenomenale è il fatto che osservando le sue creazioni si potrebbe pensare ad un’alta formazione accademica, invece Paulette ha a sua disposizione solo un innato talento mai plasmato da alcuno studio.

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Una delle colonne create da Ra Paulette – viaggi.nanopress.it

Durante gli scavi Paulette ha vissuto all’interno di una grotta e tuttora, durante le lavorazioni che ancora oggi pratica, vi soggiorna senza avere alcun bisogno di apparati tecnologici o che scandiscano il tempo. Un vero e proprio ritiro spirituale. Ad oggi ne ha create quattordici, tutte decorate internamente con bassorilievi, archi e colonne. Il motivo?

Inizialmente la spinta è stata il divertimento, l’euforia di riuscire a plasmare qualcosa di così bello con le sue mani. Poi ha dichiarato di aver provato sentimenti di grande serenità e di aver “capito meglio il significato della vita“.

“The Cavedigger”

Paulette definisce le sue opere dei “santuari nel deserto”. Tutte le grotte da lui create si trovano nella zona tra Taos e Santa Fe. Ognuna di queste è nata con l’idea che possa ospitare sia eventi artistici che veri e propri pellegrinaggi spirituali. All’interno gli stili architettonici sono sempre diversi, di una bellezza inenarrabile, colonne alte quasi 40 metri, intarsi, scale, bifore ed archi a volta.

Tutto ciò è possibile anche grazie al materiale che compone queste grotte. Roccia arenaria di Ojo Caliente, un tipo di roccia sedimentaria composta di granuli simili a sabbia, di componente mineralogica. Un materiale al contempo malleabile e duraturo, che ha fatto sì che le opere di Paulette rimanessero inalterate nel tempo.

Attualmente Ra Paulette, grazie anche all’ausilio di un team messo su negli anni, lavora anche per finanziatori privati, sembra per uno stipendio di 12 dollari all’ora. Dedica alla sua attività 45 ore settimanali, durante le quali lavora indisturbato solo in compagnia del suo cane.

Una storia davvero incredibile la sua, che avrebbe forse potuto rimanere sconosciuta ai più se non fosse per il bellissimo documentario a lui dedicato. “Cavedigger” è stato distribuito nel 2013 e nominato ai premi Oscar nella categoria ‘Best Documentary, Short Subjects.

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Un frame del documentario “Cavedigger” – viaggi.nanopress.it

Jeffrey Karoff, regista del documentario, ha impiegato 13 anni per portare alla luce il progetto. Tre anni per girare e montare e dieci per capire pienamente come rendere giustizia alla bellezza di quelle che definisce “cattedrali”.

Karoff ha spiegato che solo incontrando alcuni dei finanziatori di Paulette ha potuto comprendere quale fosse il materiale tematico del film. “Il conflitto tra tra un artista e i suoi mecenati, nel deserto del New Mexico“.

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