Una nube di cenere si sta spandendo nei cieli di tutta Europa creando notevoli disagi. Le conseguenze dell’eruzione del Vulcano Eyjafallajokull in Islanda sono di gran lunga peggiori di quanto non si fosse previsto. Migliaia gli aeroporti sono sotto assedio da parte di milioni di passeggeri per la cancellazione dei voli. Intere nazioni, come la Finlandia, hanno bloccato completamente la circolazione sul proprio spazio aereo.
Finora il numero di voli saltati nel Vecchio continente ammonta a 20.000. In Italia da due giorni sono chiusi tutti gli aereoporti del Nord: Milano, Torino, Bolzano, Trieste, Genova, Bologna, Bergamo.
Ryanair, la compagnia low cost irlandese, ha annunciato il blocco di tutti i suoi voli per il nord Europa fino a mercoledì prossimo. E il panico dilaga. Le stazioni dei treni di tutto il continente sono state prese d’assalto.
E’ stato annullato il Gp del Giappone e la squadra di calcio del Barcellona, che doveva incontrarsi nella semifinale d’andata di Champions League con l’Inter, sta arrivando in Italia in pullman.
Fino a ieri risultava completamente chiuso lo spazio aereo in Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Slovacchia, Svezia, Svizzera e Gran Bretagna. Restano completamente aperti solo gli aeroporti di Grecia, Portogallo, Russia e Turchia, anche se naturalmente migliaia sono stati i voli cancellati anche in questi paesi, tutti quelli cioè che avevano come destinazione le città colpite dalla nube.
Quattro giorni di blocco aereo, finora, che hanno provocato ingenti perdite alle compagnie aeree.
Intanto, si comincia a far strada l’ipotesi che le compagnie chiedano all’Ue di intervenire in loro aiuto dichiarando una sorta di stato di crisi. E c’è chi ha deciso di tentare la sorte: un jet executive proveniente dagli Stati Uniti è riuscito a raggiungere Kiruna, nel Nord della Svezia, passando attraverso un corridoio aereo aperto nel Nord della Norvegia.
Alcune compagnie, come Klm, Lufthansa, Air France, hanno deciso, invece, di effettuare voli di prova senza passeggeri per verificare se le condizioni atmosferiche consentono la ripresa dei collegamenti.