Il turismo sessuale rappresenta purtroppo una piaga difficile da combattere e da sradicare, che coinvolge ogni anno milioni di minori. Non sempre riguarda gli uomini: ultimamente si parla anche di turismo sessuale al femminile, che pare abbia registrato un vero e proprio boom in Senegal.
Eppure l’Italia si impegna ancora troppo poco per cercare di frenare questo genere di viaggi: nonostante una legge all’avanguardia a livello mondiale, ovvero la 269 del 1998, e il relativo codice di condotta sul rispetto dei minori da parte dei turisti in viaggio, risulta che ben il 22% dei tour operator nostrani non solo svicola gli obblighi di legge, ma non li segnala nemmeno ai propri clienti. Ora, forse non è facile indovinare l’identikit del viaggiatore tipo che segue le rotte del turismo sessuale, oppure distinguere tra chi va a sposarsi a Cuba per amore e chi per altri motivi: ma dal momento che c’è una legge a riguardo, tanto vale iniziare ad applicarla, chissà mai che possa servire almeno a portare a galla il problema. Questi risultati alquanto deludenti sono stati resi noti dall’EBNT, ovvero l’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo, nel corso dell’incontro su ‘Il turismo italiano ed europeo contro lo sfruttamento sessuale dei minori’: secondo il presidente Gabriele Guglielmi ‘oltre un quinto dei tour operator italiani è, nei fatti, fuorilegge non avendo inserito nel proprio catalogo neppure la dicitura prevista’. Una mancanza che si registra anche a livello informatico, visto che solo il 2,4% dei tour operator ha inserito la dicitura di legge sull’home-page del proprio sito web. Ad ogni modo, siete avvisati: in Italia questi reati sono punibili a prescindere dal Paese in cui vengono commessi, Le Iene docet!