Torrone e Natale, Natale e torrone: non c’è festività natalizia senza questa prelibatezza a tavola. Eccone la storia e dove trovare i migliori d’Italia.
Pandoro, panettone, datteri e frutta candita. Per un fine pasto coi fiocchi non possono mancare queste squisitezze sulle tavole delle feste. Ma non scordiamoci nemmeno di lui, sua maestà il torrone, una leccornia amata da grandi e bambini sia nella sua versione morbida sia in quella a pasta dura.
Le origini del torrone
L’origine del torrone è ancora oggi avvolta nel mistero. Non si sa con precisione dove e quando sia stato inventato per la prima volta questo dolce tra i simboli del Natale, ma sappiamo che quasi sicuramente ciò avvenne in Italia.
Secondo le narrazioni, il torrone fu creato a Cremona dal pasticcere di corte intorno al 1441, in occasione della celebrazione delle nozze tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. Si dice che sia il suo nome sia la sua forma presero ispirazione dalla torre del Campanile della città.
Altre regioni d’Italia, tuttavia, ne reclamano la paternità.
Sembrerebbe che gli storici e gli scrittori romani parlassero già nell’antica Roma di una ricetta molto simile chiamata cupedia o cupeto, stesso nome con il quale è conosciuto il torrone in Irpinia. Si diche che dopo la sconfitta romana nella regione campana, i Sanniti offrirono il dolcetto ai Romani per testimoniare la grandezza del nemico.
Secondo i siciliani, invece, il torrone avrebbe origini arabe o addirittura risalirebbe all’antica Grecia.
Torrone, tra storia e tradizione
Il motivo per cui il torrone si consumi prettamente a Natale ha poco a che vedere con la tradizione. Piuttosto il perché è da ricercare in questioni più pratiche.
Tra gli ingredienti di questa prelibatezza troviamo lo zucchero, il miele, le mandorle e le nocciole. Soffermandoci sugli ultimi due prodotti, questi vengono raccolti solo alla fine dell’estate, in un periodo che precede a sufficienza il Natale per consentire la produzione del dolciume.
Ecco perché il torrone viene consumato nel periodo natalizio e inizia a trovasi in alcuni banconi italiani da novembre in poi. O almeno, questa è la spiegazione che il quotidiano spagnolo El Paìs ha dato in seguito ai risultati di una sua ricerca.
Al momento non abbiamo altre prove che giustifichino il legame tra questa prelibatezza e il Natale, quindi non ci resta che prenderla per buona.
I torroni più buoni d’Italia: la Lombardia è la regina
Fatta una premessa sulla sua origine e la sua storia, ecco dove trovare il torrone più buono d’Italia, da nord a sud dello Stivale.
Cremona, la patria del torrone
A Cremona è attribuita per la maggiore la nascita di questa leccornia. Non a caso è proprio in Lombardia che si trovano due delle aziende storiche che hanno contribuito a far conoscere nel mondo questa tradizione culinaria: Sperlari e Vergani.
Secondo testimonianze storiche, il torrone lombardo originale prevede l’utilizzo delle mandorle per il 50% del composto, quello del miele per il 40% e albumi e zucchero per il restante 10%.
Tutto questo per dare vita a un torrone capace di “rompersi come fosse di vetro”, frutto di una cottura a bagnomaria molto lenta che dà origine a fogli sottilissimi di ostia poi solidificati.
Oltre alla versione classica, oggi si possono assaggiare anche torroni al cioccolato, al pistacchio o ripieni.
Asti e la “tonda gentile”
Secondo i racconti piemontesi, il torrone non mancava mai nemmeno in casa Savoia. Oggi si produce soprattutto nelle città di Asti, Cuneo e Alessandria dove le mandorle sono sostituite dalla “tonda gentile”, la nocciola IGP del Piemonte.
Tra i pionieri del torrone troviamo Domenico Asselle, il maestro scomparso da qualche anno, Giovanni Verdese e i pasticceri di Barbero. Anche in questa regione non mancano le varianti alla versione classica.
L’Irpinia e la Cupedia
Dirigendosi a sud, ecco la Campania. È qui che secondo alcuni il torrone, o meglio la cupedia, ha trovato terreno fertile.
Nel cuore dell’Irpinia al Torronificio Federico di Iorio vengono prodotte le due tipologie di torrone, friabile e morbido, da quelli agli agrumi a quelli alle mandorle, da quelli al cioccolato a quelli farciti.
Il segreto della loro bontà? La cottura lentissima di ben 16 ore e prodotti locali di eccellente qualità.
La Sicilia e l’origine araba
Sull’isola più bella del mondo si crede che il dolcetto abbia origini arabe o addirittura che provenga dall’antica Grecia. Scrittori e uomini illustri di entrambe le culture ne citano infatti la ricetta nei propri scritti.
La regina siciliana del torrone è Caltanissetta dove il maestro Davide Scancarello produce un prodotto di qualità senza glutine utilizzando il miele d’ape nera sicula presidio Slow Food, mandorla di Avola, pistacchio di Bronte e frutta secca.
A Noto, invece, Corrado Assenza propone anche una versione del torrone con la giuggiulena, una variante dall’influenza araba fatta con sesamo, miele, mandorle e scorzetta d’arancia.
La Calabria e il Torrone di Bagnara IGP
È l’unico torrone italiano ad avere la denominazione IGP. Quello di Bagnara fa parte della tradizione calabrese già dal 1700, grazie all’abilità dei monaci dell’Abbazia della cittadina.
La sua unicità sta nella tecnica di produzione e nella cottura lenta e graduale che porta a un dolce dalla consistenza vitrea e dai profumi di cannella o agrumi.