Sicilia, i borghi abbandonati che vale la pena visitare

La Sicilia è un’isola dall’anima antica, il suo territorio è ricco di borghi, alcuni abbandonati, che ne raccontano la sua storia.

Villaggi Schisina
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La Sicilia, un’isola ricca di tradizioni, di antiche culture come quella dei greci, dei fenici, dei romani, e poi ancora i bizantini,e gli arabi. Tutto parla del passato e degli influssi che ha lasciato nel territorio.

La bellezza dell’isola non è solo legata alla storia ed alla cultura, ma anche al paesaggio naturale. Qui possiamo trovare le spiagge ed il mare cristallino, tra i più belli del nostro paese.

Ci sono moltissime cose da visitare, tra cui anche i Villaggi Schisina, che sono in stato di abbandono. Sono poco conosciuti, ma meritano una visita. Schisina è il borgo più grande e dà il nome a tutti i villaggi.

Ci sono Pietra Pizzuta, San Giovanni, Bucceri-Monastero, Malfitana, Piano Torre Morfia. In realtà non hanno un’origine antica, la loro origine riasale a più di settant’anni fa.

Villaggio

Le abitazioni si trovano nell’unica frazione di Francavilla di Sicilia. La loro storia risale agli anni ’50, quando la stessa regione fece costruire i borghi, proprio sulla Strada statale 185 di Sella Mandrazzi.

Era il periodo della riforma agraria che aveva l’intento di espropriare e poi riassegnare i vecchi latifondi ai contadini. Gli assegnatari avrebbero usufruito di un canone agevolato dilazionato per poi poter riscattare il terreno.

Per i proprietari che volontariamente vendevano i loro terreni erano previste agevolazioni. Il progetto di costruzione vedeva Schisina come villaggio centrale, il più grazioso ed anche il centro amministrativo di tutta l’organizzazione.

Tutti gli altri, invece, erano  micro-comunità ed avevano case piccolissime, ubicate su vari terrazzamenti del terreno. Si trattava di 164 abitazioni in tutto, che dovevano essere assegnate ai contadini.

Edificio abbandonato
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Con la casa veniva assegnato anche un appezzamento di terra attraverso il sistema del sorteggio. Alcuni degli assegnatari rifiutarono, altri accettarono solo le terre, ma non le case in quanto non adeguate alla famiglia.

SI trattava infatti di due locali composti da una cucina di quattro metri per quattro ed una stanza da letto di tre metri e mezzo per tre metri, senza luce elettrica. Le case, inoltre, non avevano l’acqua corrente, erano troppo fredde d’inverno e troppo calde in estate.

Il fascino degli antichi borghi

E in caso di pioggia si allagavano, perché erano sullo stesso livello del terreno esterno. Lo stesso accadeva per le stalle e anche i terreni diedero molti problemi. Nel 1960, solo nella stagione dei lavori agricoli 15 alloggi su 164 erano vissuti.

Col passare degli anni anche questi vennero abbandonati. I villaggi passarono nel patrimonio del comune di Francavilla di Sicilia che fino ad ora non ha avuto modo di utilizzarli. Vale la pena andare a visitarli perché hanno un fascino particolare.

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