Sono dei molluschi innocui, molti somiglianti alle cozze ma pescarli è vietato perché causerebbe danni ambientali irreparabili per l’ecosistema marino.
Durante l’estate, quando si trascorre molto tempo al mare, capita spesso di sentire notizie riguardanti la pesca illegale di animali protetti dalla legge italiana. È questo il caso dei datteri di mare
Cosa sono i datteri di mare?
I datteri di mare spesso, vengono scambiati per cozze ma altrettante volte vengono pescati con intenzione, anche se esiste un chiaro divieto. In effetti, non è così difficile distinguere i datteri di mare dalle cozze: sebbene a un primo, velocissimo sguardo possano sembrare simili, basterà osservare con attenzione per vedere che i datteri di mare sono marroni e non neri come le cozze e, inoltre, hanno una forma più allungata.
Il loro nome scientifico è Litophaga Litophaga, letteralmente “mangiatori di pietra”: i datteri di mare, infatti, vivono avvinghiati agli scogli e alle rocce in mare anche se non si nutrono di essi. Si cibano invece di alghe e plancton e hanno una vita molto lunga rispetto ai loro simili, fino ai 35 anni. Sono innocui ma la loro presenza in mare è fondamentale per mantenere l’equilibrio nell’ecosistema marino.
Perché pescare i datteri di mare è un reato?
I datteri di mare, come abbiamo detto poche righe fa, vivono attaccati a rocce e scogli nel mare: ciò significa che, la loro pesca comporterebbe il martellamento e la distruzione della roccia interessata al fine di estrarre i datteri marini che non si attaccano sulla superficie dello scoglio, bensì secernono una sostanza acida che gli consente di scavare un tunnel all’interno della roccia e di rifugiarsi in profondità. Prelevare i datteri di mare è punito dalla legge italiana e da quella internazionale perché comporta, appunto, la distruzione di scogli e rocce, elementi fondamentali per l’ecosistema marino e per la biodiversità.
Aggiungiamo anche un’altra osservazione: il divieto di pesca dei datteri marini non impedisce ad alcuni soggetti di farlo lo stesso. È, infatti, abbastanza recente il caso dell’uomo che a Castellammare di Stabia è stato filmato mentre prendeva a martellate una roccia per estrarre i datteri di mare.
Se non esistesse questo divieto e se la pesca dei datteri di mare non fosse considerata illegale, l’uomo potrebbe procedere con la pesca intensiva per fini industriali quindi utilizzando esplosivi per estrarre questi molluschi dalle rocce. Questo comporterebbe un altro danno immenso nei confronti dell’ecosistema marino, un ulteriore sopruso nei confronti della natura e del pianeta che abitiamo.
Pesca illegale dei datteri di mare: cosa dice la legge?
Sono molti gli stati ad aver vietato la pesca dei datteri di mare. L’obiettivo è quello di impedire la desertificazione delle coste e la distruzione di habitat interi. Oltre che in Italia, questo divieto esiste anche in Francia, Grecia, Croazia e Montenegro. Sono state stabilite sanzioni molto severe per chi infrange questa legge: si rischia una reclusione che va da 2 mesi a 2 anni e una multa che va dai 2 mila euro fino ai 12 mila euro, oltre che il sequestro dell’attrezzatura utilizzata per compiere il reato e la confisca del pescato.
Eppure, ancora oggi, c’è chi preferisce correre il rischio di una reclusione e di pesanti sanzioni. Senza contare il danno che infligge all’ecosistema marino, pur di pescare questi molluschi e rivenderli al mercato nero.
Già, perché ovviamente la vendita dei datteri marini è vietata e attiva solo in mercati fuori legge. Il motivo che spinge questi soggetti è sicuramente il prezzo. Il dattero di mare, sul mercato nero è venduto con un prezzo di 50-60 euro al kg.