Scoperta in Egitto una mummia d’oro. Ciò che portava con sé all’interno del sarcofago potrebbe rivelarci molto sulle credenze egizie circa la morte e l’Aldilà.
Quando parliamo dell’antico Egitto è impossibile non restare affascinati dalla sua storia. É ancora più impossibile, poi, non ascoltare con grande attenzione e interesse tutte le novità che talvolta vengono a galla su questa grande cultura del passato.
Una delle ultime sensazionali scoperte riguarda una mummia che, sebbene sia stata ritrovata parecchio tempo fa, solo adesso sta attirando di nuovo l’attenzione degli egittologi.
Scoperta in Egitto una mummia ricoperta d’oro
Gli archeologi hanno ribattezzato la mummia con il nome di Golden Boy. Sì, perché il corpo mummificato in questione è quello di un ragazzino di appena 15 anni, vissuto nell’antico Egitto circa 2.300 anni fa.
Gli esperti avevano ritrovato questa preziosa e particolare mummia nel 1916, insieme a molti altri reperti databili tra il 305 e il 330 a.C.
I ritrovamenti allora furono conservati nelle aree di stoccaggio del Museo Egizio del Cairo, vuoi perché non vi erano ancora gli strumenti necessari per procedere con le analisi, vuoi perché non si era capita ancora la loro grande importanza.
La mummia del ragazzo d’oro proviene da un cimitero situato nei pressi di Nag el-Hassay, nel sud dell’Egitto. A custodirla, due bare: una esterna con su incisa un’iscrizione greca, e il sarcofago interno in legno.
Le ultime novità sulla mummia d’oro
Dopo decenni, gli esperti hanno solo adesso deciso di esaminare il reperto archeologico e di dare il via a un processo di analisi più approfondito.
Gli scienziati hanno quindi eseguito una TAC e delle radiografie non invasive che hanno rivelato preziose informazioni sul ragazzino.
Secondo i risultati, si tratterebbe di un ragazzo alto 128 centimetri, non circonciso, e morto per cause naturali dal momento che sembrerebbe non presentare malattie in corso o traumi. La sua età si aggirerebbe intorno ai 14-15 anni. Gli scienziati hanno stabilito questo in base alle analisi sulle sue ossa e sui denti del giudizio non erotti.
Al momento della mummificazione, chi di dovere ha sapientemente rimosso tutte le viscere eccetto il cuore con un’incisione e ha estratto il cervello dal naso, sostituendolo con della resina.
Il giovane aveva tutto il necessario per iniziare il suo viaggio eterno. Indossava infatti una maschera dorata e un paio di sandali bianchi che, secondo le credenze, gli avrebbero consentito di uscire dal sarcofago per recitare i versi del Libro dei Morti e iniziare il cammino dell’Aldilà.
Gli elementi più interessanti sono tuttavia i 49 amuleti ritrovati insieme alla mummia, preziose fonti di informazione sulle credenze degli antichi Egizi per quanto riguarda la morte e la vita ultraterrena.
Tra questi, la TAC ha individuato 5 scarabei d’oro posizionati tra la testa del defunto e il suo torso, una lingua d’oro dentro la bocca, due dita accanto ai genitali del giovane, molti occhi di Horus in oro sparsi un po’ dappertutto all’interno del suo corpo, e diverse altre pietre preziose.
La ricchezza degli amuleti fa ben pensare agli esperti che il ragazzo probabilmente apparteneva a una famiglia molto ricca.
Il significato degli amuleti e le credenze degli egizi sull’Aldilà
Secondo gli antichi Egizi, una volta arrivata la morte, per il defunto il viaggio nell’Aldilà iniziava con la mummificazione. Il secondo passaggio era poi la deposizione nel suo sarcofago insieme a gioielli, cibo e all’immancabile Libro dei Morti.
Questo libro altro non era che una raccolta di 200 formule scritte su carta di papiro. Solo recitandole, il defunto poteva raggiungere la vita eterna.
Una volta imbalsamata, la salma veniva accompagnata dal dio Horo al tribunale divino. Prima di arrivare alla sala del giudizio, però, il morto doveva superare ben 12 regni. Alla fine del viaggio, il defunto si trovava poi al cospetto del dio Anubi il quale poneva il suo cuore su una bilancia.
A questo punto, se il cuore pesava più della piuma della dea della giustizia, allora veniva divorato e condannato all’eterno oblio.
Per i familiari del defunto, quindi, era molto importante inserire all’interno della bara tutti gli amuleti e gli elementi necessari per garantire la vita del proprio caro nell’Aldilà e facilitarne la risurrezione.