Scoperta in Antartide, non si è mai vista prima: sconosciuta anche agli studiosi

Ha lasciato sbalorditi gli stessi studiosi, una incredibile scoperta in Antartide. Di che si tratta? Vediamolo insieme.

Scoperta incredibile in Antartide
Scoperta incredibile in Antartide – viaggi.nanopress.it

Avvengono a volte scoperte che lasciano senza parole gli stessi studiosi coinvolti. Come quella di cui parliamo oggi, che arriva dal mondo marino e precisamente dall’Antartide. Riguarda la presenza di una nuova specie. L’ennesima scoperta in questo 2023 ricco di soddisfazioni in diversi campi. Vediamo insieme di che si tratta questa volta.

Una scoperta in Antartide lascia sbalorditi gli scienziati

Nonostante siano abituati e da sempre impegnati nello studio, a volte gli stessi scienziati rimangono senza parole. Soprattutto quando si trovano davanti qualcosa che forse non stavano nemmeno cercando.

Come nel caso di questa scoperta in Antartide, avvenuta nella profondità del mare ghiacciato. Un team di scienziati è diventato autore di un sorprendente rilevamento. Da loro stessi raccontato attraverso le pagine di una rivista scientifica. Che direste se si trattasse di un mostro marino?

Sembra fantascienza eppure così lo hanno ribattezzato. Si tratta di una creatura mai vista prima con ben 20 braccia e un corpo che, curiosamente sembra quasi ricordare l’aspetto di una fragola. La scoperta avviene dopo una ricerca durata anni: il team dal 2008 al 2017 ha esplorato i mari cercando alcune specie appartenenti al genere Promachocrinus o se preferite, “stelle di piume antartiche”. Secondo gli scienziati sembrano simili ad altri animali invertebrati oceanici, come le stelle marine ma la differenza principale è nella loro grande dimensione e per il loro aspetto che può sembrare quasi ultraterreno.

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Una scoperta in Antartide – viaggi.nanopress.it

Il team di ricerca ha identificato fino ad oggi otto specie singolari, metà delle quali non erano mai rilevate in precedenza. Fino alle recenti scoperte, il Promachocrinus kerguelensis era l’unica specie nota. Fino all’individuazione di questa nuova specie ribattezzata Promachocrinus Fragarius. E pare possa mostrarsi anche in diverse varietà di colori che vanno dal viola al rosso intenso.

Secondo gli scienziati ora sarà necessario esplorare quelle aree delle acque dell’Antartide ancora non esaminate. Un’esplorazione che si rende necessaria per comprendere meglio questa nuova forma di vita.

Il Promachocrinus Fragrarius, la specie che ricorda una fragola

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista di settore Invertebrate Systematics. Gli esperti la ritengono un’ottimo modo per scoprire qualcosa in più dei crinoidi, la famiglia cui appartiene il Promachocrinus Fragrarius.

I crinoidi sono animali della classe Crinoidea degli Echinodermata. Spesso vengono chiamati “gigli di mare” o “stelle di piume”. I gigli di mare si attaccano al fondo attraverso degli steli, mentre le stelle piumate si muovono libere. In generale i crinoidi esistono e fanno parte del nostro ecosistema da centinaia di milioni di anni, pare apparvero già in era preistorica.

Il Promachocrinus è un filtratore. Riesce a catturare minuscole particelle di cibo dall’acqua usando le sue braccia piumate. Studiarli oggi secondo il team di ricerca potrebbe aiutare a fare luce sui percorsi evolutivi e sulle risposte ai cambiamenti ambientali. Per fare un esempio possono aiutare ad indicare i livelli del mare e le condizioni dell’acqua come erano in passato. In generale i crinoidi riescono ad avere una eccezionale conservazione nella documentazione fossile, permettendo agli scienziati di avere uno sguardo completo sulla morfologia dell’organismo.

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Il promachrinus fragrarius – viaggi.nanopress.it

Per ora intanto il team di ricerca si è divertito a soprannominarlo un mostro marino. Attualmente non è stato ancora possibile stabilire delle dimensioni di questa nuova specie. Sebbene si ipotizzi che possa raggiungere una dimensione anche di due metri. La ricerca si limita ad indicarli come animali di grandi dimensioni. Pare che riesca a raggiungere i 60 e forse anche i 100 metri di profondità. Sicuramente ne sapremo di più nelle prossime settimane. Gli scienziati stanno intanto conducendo delle analisi sul Dna, per stabilire le differenze tra le diverse specie.

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