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Puna, in Argentina: qual è il clima migliore per visitare questa selvaggia ed incontaminata terra? Ma prima ancora, cos’è Puna? Per chi non lo sapesse, stiamo parlando di uno dei pochi ecosistemi ancora intatti del pianeta, sconosciuto al turismo di massa e alla maggior parte dei viaggi organizzati e delle guide turistiche ma proprio per questo di una rara e sconvolgente bellezza. Si tratta nello specifico di un altopiano la cui altitudine, tra picchi e depressioni, oscilla tra i 3.400 e i 4.500 metri sul livello del mare, circondato da diverse catene montuose le cui cime arrivano a toccare anche i 5.000 metri; la varietà degli ambienti naturali che vi si possono trovare è sorprendente: si passa da paesaggi lunari fatti di alte dune e crateri fino a limpidi laghi salati e lagune color smeraldo, senza dimenticare le distese di basalto dal tipico colore nero e le zone dal terreno argilloso.
La particolarità di questo ecosistema si riflette anche nel suo clima, che può variare tra arido, semiarido e desertico: in genere, durante il giorno si registrano temperature elevate che possono scendere anche di diversi gradi la notte, con un’escursione termica diurna che arriva anche a 30ºC, e le precipitazioni sono molto rare durante tutto l’arco dell’anno. Esse si concentrano nella stagione umida, che in questo caso coincide con l’estate e all’incirca coincide con il periodo tra febbraio ed aprile: questo è il momento migliore per visitare questo surreale deserto ad alta quota, dato che l’ambiente si riempie di colori grazie alla fioritura della vegetazione, favorita dalle precipitazioni che allentano anche il caldo. A questo proposito sono da evitare i mesi di dicembre e gennaio, particolarmente torridi, e anche quelli di ottobre e novembre per la presenza di forti venti che possono rendere più faticose le escursioni.
Per addentrarsi nel cuore della Puna si parte dalla città argentina di Salta e piano piano si sale attraversando una strada dai selvaggi paesaggi naturali intervallati da canyon e gole fino ad arrivare alla città intermedia di Cafayate, dove è consigliabile fare una pausa anche solo di una notte per riposarsi ed abituarsi all’altitudine. Da qui si riparte percorrendo la Ruta 40, che collega il nord dell’Argentina alla Terra del Fuoco, un’altra regione dalla incomparabile bellezza naturale fatti di altopiani, pianure e steppe. Dopo alcune ore di viaggio finalmente ci si addentra nel deserto della Puna: come abbiamo già accennato, qui si incontrano ambienti naturali unici e suggestivi nella loro primitiva bellezza, come ad esempio la Riserva della Laguna Bianca, protetta da un’enorme duna di sabbia bianca, nella quale si possono incontrare le vigogne (animali simili al lama e all’alpaca), o ancora come la Riserva di Laguna Grande, che da ottobre ad aprile ospita fino a 20.000 fenicotteri andini, i quali ricoprono il terreno di un soffice tappeto di piume rosa; qui si trova anche l’imponente vulcano Galán, all’interno del quale si può ammirare la Laguna Diamante, dalle decise sfumature che variano dallo smeraldo al celeste. Un ottimo punto di partenza per esplorare questa fantastica riserva è l’oasi di El Peñon, dalla quale si può anche raggiungere un deserto di pietra pomice davvero singolare e unico, nato dall’antica eruzione del vulcano Blanco, la cui lava è stata modellata dall’azione del vento nel corso dei secoli.
Nel territorio della Puna si trovano inoltre alcuni deserti di sale tra i più suggestivi del pianeta: stiamo parlando dello scintillante e bianchissimo Salar de Arizaro, che con i suoi 1.600 chilometri quadrati di estensione è la seconda distesa di sale più grande al mondo, e del Salar de Antofalla, dove al bianco del sale si alternano minerali neri, rossi e grigi, limpide lagune e piccoli vulcani. Infine, non si può non visitare l’ex stazione ferroviaria di Tolar Grande: si tratta di una distesa di terra rossa di 3.500 chilometri quadrati, che è il luogo più simile a Marte presente sul nostro pianeta.