Le tempeste degli ultimi giorni hanno portato a riva due antichi tesori che erano sprofondati in fondo al mare di una famosa spiaggia italiana.
Il mare a volte porta tesori che non ci aspettavamo, che ci possono raccontare di antiche civiltà risalenti a secoli o millenni fa. L’ultima scoperta, fatta per caso su una spiaggia italiana, è anche di interesse archeologico: una persona l’ha trovata mentre passeggiava, con risultati del tutto inaspettati.
Quello che riemerge dalla sabbia
Sono state ritrovate due antiche anfore su una spiaggia a Sant’Antioco. Questi due preziosi oggetti sono stati ritrovati durante una passeggiata e probabilmente a causa di una tempesta del giorno prima e si sono arenati sulla riva. Una delle anfore era intatta e l’altra era solo danneggiata parzialmente.
L’uomo ha subito informato i carabinieri del ritrovamento, che hanno poi contattato il direttore del Museo Archeologico “F. Barreca”, e sono stati effettuati ulteriori accertamenti tecnici anche dal Reparto Tutela Patrimonio Culturale e dal Reparto di Sorveglianza Archeologica dei Carabinieri di Cagliari.
Sant’Antioco e la sua bellezza archeologica
Sant’Antioco è nota per la sua archeologia, la sua storia e il suo mare, e ospita il Museo Archeologico Ferruccio Barreca che conserva ed espone diversi reperti provenienti dalla Sardegna. Gran parte della collezione si riferisce alla scoperta di un importante insediamento urbano comparso sulla costa orientale dell’isola già nell’VIII secolo a.C.
Il percorso del museo si concentra sui tre elementi principali dell’insediamento della città dalle sue origini – la necropoli, l’abitato e il tofet – secondo criteri topografici e cronologici.
Il tofet, situato all’estremità settentrionale della città di Sant’Antioco, ai margini dell’insediamento fenicio, è un particolare tipo di santuario urbano presente soprattutto nelle città fenicie e puniche del Mediterraneo centrale. Si tratta di un’area di sepoltura all’aperto intorno all’insediamento, dotata di recinti, altari e santuari, per la sepoltura dei bambini morti in giovane età o nati morti.
La zona conserva ancora il nome “Sa guardia ‘e is pingiadas” (guardiana delle pentole). Si tratta di un richiamo familiare ai numerosi vasi di ceramica che spesso compaiono nella zona.
A testimonianza della vita e della prosperità della città punica di Sulky tra il VI e il III secolo a.C., c’è la grande necropoli di Sant’Antioco, con più di 50 tombe sotterranee. Le camere sotterranee erano collegate tra loro da corridoi a gradini, dove molti cadaveri, probabilmente della stessa famiglia, erano conservati in bare di legno dipinte di rosso o scolpite in rilievo.
Le strutture di sepoltura erano utilizzate anche in epoca romana. Le iscrizioni in latino, oggi visibili nel Museo Archeologico Ferruccio Barreca, sono un vivido ricordo degli abitanti della città romana di Sulci.
Il sito archeologico noto come Acropoli si trova in cima alla collina di Is Pirixeddus, vicino alla fortezza di Su Pisu, che dominava l’antica città e la sua ex laguna. La struttura e il pavimento in cocciopesto, scoperta negli anni ’50 e recentemente restaurata, decorata con piccole tegole bianche, sono quello che rimane di un magnifico tempio romano.