Dal prossimo anno i parchi nazionali vedranno una riduzione delle risorse economiche del 50%.
La manovra finanziaria approvata dal governo e in discussione in questi giorni in Parlamento avrà come conseguenza, secondo le associazioni ambientaliste, quella che le aree più belle e incontaminate d’Italia arriveranno al collasso.
Fine dei controlli ambientali, fine della prevenzione anti-bracconaggio, fine del monitoraggio di biodiversità e dissesto idrogeologico, fine della tutela delle sorgenti su Alpi ed Appennini, fine della gestione di fiumi e paludi, montagne e pianure, colline e foreste, mari e beni culturali, e ancora, un favore alla criminalità e ad alcuni gruppi di potere: queste sono le motivazioni per le quali le associazioni ambientaliste chiedono di modificare il decreto, affinchè l’immenso patrimonio della natura in Italia possa essere salvaguardato.
Le associazioni tra cui Legambiente, Wwf, CTS, Istituto Pangea onlus, FAI , Federparchi, Italia Nostra, LIPU, per un totale di 394 associazioni nazionali, per trovare una soluzione, dicono, bisogna guardare all’esempio dei parchi statunitensi: il migliore modello gestionale del mondo.
Se le cose dovessero andare come disposto dal governo, sarebbe davvero assurdo che il Paese culla della civiltà, della cultura e ricco di natura come l’Italia possa rinunciare alla bellezza dei propri parchi nazionali e delle altre aree protette proprio in concomitanza del 150mo anniversario dell’Unità e proprio nell’anno internazionale per la biodiversità.