Nel centro della Campania hanno ritrovato i resti di un elefante vissuto più di 140.000 anni fa. Vediamo i dettagli di questa scoperta.
La Campania è protagonista di una sensazionale e improvvisa scoperta archeologica che ha coinvolto le maggiori università italiane e le giurisdizioni di Salerno e Avellino. Questa notizia non ha fatto altro che innalzare il livello culturale della regione, che è già in cima alla lista dei luoghi più belli e storici. Basta ricordare la meraviglia di Ercolano, Pompei e Paestum.
Ma veniamo ora alla notizia principale. Non dobbiamo dimenticare che ogni scoperta è importantissima per comprendere il nostro contesto storico e la convivenza tra uomo e animale nella preistoria.
Una scoperta sorprendente a Marina di Camerota
Gli scavi condotti dall’Università di Siena e dall’Università di Bologna, alla Grotta del Poggio, hanno rivelato i resti di un grande erbivoro, Paleoloxodon antiquus (noto anche come elefante a zanna dritta), nella stratigrafia superiore. Hanno quindi rivelato che gli elefanti vivevano a Marina di Camerota 140.000 anni fa.
I resti trovati durante gli scavi appartengono alle ossa degli arti e mostrano chiare tracce di colpi. Questo indica che gli elefanti sono stati massacrati dall’uomo.
Del Palaeoloxodon antiquus, una specie particolarmente alta circa 4 metri (più grande del mammut) vissuta tra circa 550.000 e 70.000 anni fa, hanno ritrovato pochi scheletri completi, anche se negli ultimi decenni hanno rinvenuto alcune ossa e denti sparsi.
L’ultima volta che è successo era il 2017, nella Sila Cosentina, hanno trovato uno scheletro ben conservato quando la siccità ha abbassato il livello dell’acqua del lago Cecita.
La Grotta dove è stato ritrovato l’elefante
La Grotta del Poggio si trova vicino al paese di Marina di Camerota, sulla strada costiera orientale. In origine, la Grotta e il Riparo del Poggio erano un’unica grande grotta, costituita da una sorta di galleria con un arco inferiore che fungeva da sistema di drenaggio. I lati della grotta sono stati erosi e la volta della sala è crollata.
La Grotta oggi è costituita dai resti della “galleria” scavata per la costruzione della strada costiera dopo il crollo del pleistocenico.
Le prime indagini sulle rovine della grotta e sul riparo del Poggio sono state condotte nel 1956 da P. Parenzan e G.V. Chiappella. Successivamente, tra il 1965 e il 1969, Arturo Palma effettuò degli scavi a Grotta del Poggio insieme alla collaborazione con la Direzione Archeologica di Salerno. Nel frattempo, al Riparo del Poggio, gli scavi iniziati sempre da Arturo Palma nel 1968, furono proseguiti tra il 1970 e il 1974.
Nel sito sono stati rinvenuti numerosi reperti faunistici e litici, lasciati da esseri umani che hanno visitato il sito per un lungo periodo di tempo. Gli strati più antichi hanno restituito resti di elefanti e rinoceronti e ossa umane (molari e caviglie), mentre gli strati più recenti hanno restituito manufatti dell’uomo di Neanderthal come lame, punte e raschiatoi.