Gian Giacomo Poldi Pezzoli, uomo di grande cultura e generosità ha lasciato al mondo opere di grande importamza storica.
Il museo venne inaugurato nel 1881 grazie al nobile milanese Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Il palazzo, un edificio di grande interesse storico, risale alla fine del ‘700. Acquistato da Giuseppe Pezzoli, lo lasciò in eredità al nipote insieme all’enorme patrimonio.
Gian Giacomo Poldi Pezzoli, alla morte del padre aveva soltanto 11 anni e venne guidato nell’educazione da sua madre. Come era d’uso in quel tempo, il salotto della sua casa era spesso frequentato da artisti e letterati. Giangiacomo respirò cultura fin da piccolo.
Iniziò fin da giovane a coltivare la sua passione e ad acquistare opere di grande valore artistico. Curò, con l’aiuto di artisti e decoratori del tempo, la sua casa creando una serie di ambienti ispirati a stili molto diversi.
Nel corso del secondo conflitto mondiale i bombardamenti distrussero parte degli edifici storici di Milano. Tra questi anche il Palazzo di Via Manzoni. Ciò che andò distrutto in quel periodo, come gli intagli lignei e gli stucchi che decoravano le pareti e i soffitti, purtroppo, non sono stati recuperati.
Le sale di un tempo
Subito dopo la fine dei bombardamenti il Palazzo venne ricostruito grazie a un finanziamento da parte dello Stato italiano. Alcune parti vennero recuperate come lo scalone antico e il gabinetto dantesco. Le ricche decorazioni delle sale, invece, non sono complete, ma mantengono l’atmosfera particolare di un tempo.
Le sale presenti nella Casa Museo erano tante ed ognuna ispirata ad un particolare argomento. La Sala delle Armi fu la prima realizzata da Gian Giacomo. Qui è chiara la passione del padrone di casa per le armi, le armature, i trofei e gli stendardi.
La stanza da letto oggi come conosciuta come Sala dei Vetri di Murano era in stile neobarocco. Di questa parte si sono salvate le bellissime porte intagliate a mano. Il piccolo studio dantesco era lo studio privato di Gian Giacomo.
Allestito tra il 1853 e il 1856 è l’unico ambiente rimasto intatto nelle sue decorazioni. La Sala Nera aveva la funzione del salotto. Il suo nome deriva dal rivestimento in ebano delle pareti e del soffitto, andato distrutto nel 1943.
Sale del Museo, un connubio di eleganza e fascino
Oggi si possono ammirare le porte e i mobili realizzati tra il 1855 e il 1880 da abili artigiani del tempo. Altra sala decorata in stile rococò è la Sala Gialla oggi conosciuta come Sala degli Stucchi. Di questa si sono salvate le mensole, le consolles e le sedie.
Il Salone Dorato decorato in stile rinascimentale era un tempo il salone d’onore. Deve il suo nome al soffitto a cassettoni dorato di cui però ormai non rimane più nulla.