In questi Paesi ti pagano profumatamente: 5 mila euro al mese

In Europa ci sono paesi in cui è possibile guadagnare parecchio, addirittura si possono superare i 5.000 euro al mese.

Islanda
Islanda-viaggi.nanopress.it

Spesso non è necessario andare troppo lontano dall’Italia per guadagnare molto. Ci sono, infatti, paesi vicino a noi dove ci si può trasferire e trovare un lavoro molto gratificante migliorando così la propria qualità della vita.

E in alcune di questi posti gli stipendi arrivano addirittura a superare i 5.000 euro al mese. Uno per esempio è il Lussemburgo. Qui gli stipendi mediamente vanno dai 73.657 euro all’anno. Altro paese europeo dove si guadagna molto bene è l’Islanda.

Qui uno stipendio annuo può arrivare ai 72.047 euro annui. Subito dopo c’è la Svizzera con 68.957 euro annui. Questo, infatti, essendo un paese molto vicino all’Italia, molti italiani lavorano facendo i pendolari, i cosiddetti frontalieri.

Anche in Danimarca si guadagna molto bene. Ed, inoltre, è una nazione molto amata dagli italiani, in particolare Copenaghen. Mediamente qui uno stipendio annuo si aggira intorno ai 62.331 euro. Questo significa che uno stipendio mensile è di circa 5.000 euro.

Giovani laureati

In Italia, in effetti, uno stipendio come questo è davvero molto raro. Si arriva a prendere un mensile che si si aggira intorno ai 5.000 euro soltanto se si ricopre un ruolo dirigenziale. Ed è per questo motivo che, spesso, i giovani, dopo la laurea, lasciano l’Italia per lavorare e vivere all’estero.

Sono stime, purtroppo, poco edificanti per l’Italia. Perché mostrano il grande divario che c’è nel riconoscere il valore del lavoro svolto in Italia rispetto all’estero. Del resto per molti giovani trovare lavoro fuori dai confini italiani è diventata una necessità.

Secondo un report consegnato da Fondazione nord est insieme all’associazione Talented Italians in the UK, negli ultimi 10 anni l’Italia ha perso 1,3 milioni di persone. Un fenomeno molto simile a quello degli anni ’50 del secolo scorso.

Soldi
Soldi-viaggi.nanopress.it

La differenza sostanziale è che in quegli anni il livello di scolarizzazione era molto basso. Al contrario di oggi. Si stima, infatti, che, un emigrante su tre, abbia almeno una laurea. Durante lo Young Innovators Business Forum, è stato presentato a Milano il rapporto dell’Osservatorio sull’Innovazione e il Digitale.

Nel rapporto si legge che circa il 65 % degli under 35 ritiene che il blocco principale quando si ricerca il primo impiego è la richiesta di un’esperienza minima. Una richiesta del tutto illogica, per uno studente che ha appena terminato gli studi.

Presidente

Altro limite arriva da parte delle aziende che hanno scarsa propensione ad assumere. Un danno e un triste risultato se si pensa anche alle parole del presidente Mattarella che ha sottolineato dal palco dell’assemblea di Confindustria che:

 “prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è il capitale sociale di cui un Paese dispone. Un capitale che non possiamo impoverire”.

Impostazioni privacy