Cascate del Niagara: quando un gruppo di ingegneri decise di prosciugarle per salvarle e fece una scoperta incredibile.
Non che abbiano bisogno di presentazioni, ma se non lo sapeste le Cascate del Niagara sono tra i salti d’acqua più famosi e visitati al mondo. Si trovano tra gli Stati Uniti e il Canada e rappresentano, nonostante l’altezza di soli 52 metri, le cascate più alte dell’America Settentrionale. Parliamo di cascate e non di cascata perché in realtà si tratta di un complesso di tre salti d’acqua distinti che provengono tutti e tre dal fiume Niagara: le horseshoe falls o anche canadian fall (perché sul versante canadese), le american falls e le bridal veil falls.
La loro fama è dovuta non soltanto per la loro bellezza unica al mondo, ma anche per la produzione di energia elettrica e per le tante apparizioni in film storici, come quello girato nel 1953 dal regista Henry Hathaway, Niagara, con la meravigliosa Marilyn Monroe come protagonista.
Bellezza e cinema a parte, quello che invece pochi sanno è che le Cascate del Niagara non sono sempre state così copiose d’acqua. Sì, perché nel 1969 sono state completamente prosciugate.
Cascate del Niagara, quando nel 1969 gli scienziati le prosciugarono
È impensabile, assurdo, impossibile. Eppure nel 1969 l’essere umano è riuscito a bloccare questa potentissima forza della natura.
Tutto è iniziato nel 1965 quando i newyorkesi iniziarono a preoccuparsi dell’aspetto delle Cascate. Secondo loro, stavano perdendo il loro fascino originario a causa di un crescente deposito di roccia accumulata alla base della cascata americana. Questo impediva all’acqua di scorrere verso il basso e influiva sulla bellezza estetica dell‘american falls.
La preoccupazione salì quando poi, il 31 gennaio dello stesso anno, il giornalista Cliff Spieler scrisse sul Niagara Falls Gazette che le meravigliose cascate sarebbero potute scomparire del tutto proprio a causa dell’erosione. Una notizia di certo spaventosa. Per ovviare al problema, si decise di lanciare un’operazione temporanea per rimuovere tutte le rocce accumulate.
E così nell’estate del 1969 gli ingegneri dell’Us Army Corps of Engineers (USACE), dopo aver ridotto in un primo momento il flusso dell’acqua di circa il 25%, decisero di attuare un piano ancora più drastico e difficile: asciugarle del tutto.
Per raggiungere questo immane obiettivo, più di 1.200 camion parteciparono alla costruzione di una grande diga temporanea lunga circa 182,88 metri e costituita da ben 27 mila tonnellate di roccia e terra. Il tutto per fermare il flusso dell’acqua e liberare la zona dalle rocce pericolose, salvando le Cascate del Niagara una volta per tutte. L’acqua delle american falls fu quindi deviata verso le horseshoes falls e fu fermata per la prima volta nella storia dopo più di 18 mila anni.
Le conseguenze del prosciugamento e il terribile ritrovamento
Dopo il prosciugamento, la popolazione locale temeva per la propria terra sia perché aveva paura di finire sommersa a causa di un allagamento sia perché la fine della cascata avrebbe inevitabilmente portato in zona meno turisti influendo negativamente sull’economia. E in effetti, su questo secondo punto, ebbero ragione. In quell’anno il flusso turistico diminuì drasticamente, ma i pochi visitatori ebbero l’opportunità di scoprire cosa succedesse “dietro le quinte” e qualcuno decise persino di portar via come souvenir qualche roccia del letto del fiume Niagara e diverse monete ritrovate.
Ma non solo pietre e monete. A tornare alla luce furono anche due scheletri umani appartenenti a un uomo e a una donna. Secondo le indagini si sarebbe trattato di suicidio, ma ancora oggi non si sa nulla né sull’identità delle vittime né sulla data esatta dell’accaduto.
Cascate del Niagara: le cascate della morte
Le Cascate del Niagara, per quanto incantevoli e affascinanti, hanno anche un lato oscuro. A quanto pare i due corpi ritrovati non sono stati gli unici nel corso del tempo. Oggi si stima che circa 40 persone l’anno si rechino qui per togliersi la vita o muoiano cadendo accidentalmente. Tra queste persone ci sono tuttavia anche stuntman e amanti del brivido che cercano di provare emozioni forti gettandosi da queste altezze, ma solo pochi riuscirono a salvarsi.
Una delle persone fortunate fu Annie Edson Taylor, un’insegnante di 63 anni che decise di provare a saltare nelle Cascate del Niagara per trovare fama e successo. Nel 1901 decise quindi di ficcarsi in una botte di legno e di farsi gettare nelle acque: a quanto pare riuscì a sopravvivere nonostante, una volta tornata, disse che mai nessuno avrebbe più dovuto compiere una pazzia del genere.
Il canadese e stuntman Karel Soucek cercò di emulare l’impresa di Annie nel 1984 e riuscì a sopravvivere. Morì invece qualche anno dopo in Texas tendando di ripetere la cosa lanciandosi nello Houston Astrodome. Infine un altro stuntman, Jesse Sharp, decise di sfidare le cascate su una canoa, ma di lui nessuno seppe più nulla.
La fine della storia…e un po’ del suo inizio!
Ma come andò a finire la storia di questo prosciugamento? Per circa sei mesi le cascate americane rimasero asciutte. I lavoratori rimossero le rocce e messo in sicurezza le pareti da eventuali frane dovute all’erosione. Nel novembre del 1969, a lavori ultimati, le Cascate del Niagara tornarono al loro splendore originario e millenario.
Già, perché queste incredibili cascate sono state il frutto dell’avanzamento delle calotte di ghiaccio avvenuto circa 18 mila anni fa. Lo scioglimento dei ghiacci e l’erosione hanno creato la meraviglia che oggi possiamo ammirare.
Eppure, solo nel corso del Seicento noi Europei scoprimmo questo spettacolo della natura. Nel 1678, infatti, un prete partecipò a una spedizione grazie alla quale vide per la prima volta le cascate. La sua scoperta venne pubblicata su A New Discovery cinque anni dopo e negli anni a seguire le cascate diventarono una meta turistica sempre più gettonata. Ed è ancora oggi così.