La nomina di Bergamo a capitale della cultura può, a primo acchito, destare dubbi e curiosità. Ci sono delle ragioni più che valide, invece, che hanno portato a tale riconoscimento. La data in cui si sceglie la capitale italiana della cultura, innanzitutto, ha giocato un ruolo fondamentale.
E’ la fine del 2020, il Governo è chiamato a scegliere, tra le varie candidature sottoposte, quella che sarà la capitale della cultura italiana per un anno. Siamo in periodo Covid, la pandemia ha colto tutti di sorpresa, non eravamo pronti ad affrontare una tale tragedia. Le risposte da parte delle autorità e di ognuno di noi sono state risposte emergenziali, si è tentato di mettere delle toppe, di limitare i danni.
La capitale della cultura, perché Bergamo
Il lockdown è stata la risposta, forse, più forte nei confronti della pandemia. Questo virus che, dall’estremo oriente, in pochissimo tempo ha invaso tutta la terra, portando morte, paura e sconforto. Il lockdown, la chiusura forzata, anche se è stata la risposta più razionale ed immediata che si potesse mettere in campo, ci ha portato comunque a pagare delle conseguenze.
Tra mille polemiche, dettate, forse, dalla paura del diverso che stava assalendo chiunque in quel periodo, abbiamo dovuto subire l’allontanamento dai nostri cari. Allontanati dalla nostra vita quotidiana, dalla socialità e dal mondo del lavoro (in alcuni casi anche perso). La socialità ed il contatto con l’altro che avrebbe potuto farci affrontare meglio la paura che stavamo vivendo, ci è stato negato da questo virus, gettando tutti quanti in un baratro assurdo.
Il lockdown, però, dalle indubbie conseguenze psicologiche è stata comunque una fase di passaggio. Il covid, purtroppo, ha portato, come detto, morte, ricordiamo ancora quelle immagini viste alla tv di camion militari che portavano via i corpi, ormai, senza vita. Un numero irragionevole di persone, di infermieri, di medici, in quel periodo hanno perso la vita. La Lombardia, Bergamo e Brescia sono gli emblemi di questa pandemia.
La città illuminata simbolo di rinascita
Sono le città che più hanno pagato la crudeltà di questo virus. In questo scenario al Governo è arrivata la nomina di Bergamo e Brescia capitale della cultura. La proposta avanzata dalle due città è stata ben accolta. Era l’occasione per dare discontinuità a tuto quanto il Covid stava significando. Ecco che le città simbolo, loro malgrado, del violento impatto del Covid-19, divengono prima icona di resilienza e poi capitale della cultura.
Il progetto, del resto, ha quattro macro aeree sulle quali verrà sviluppato, poi, nel 2023, la cultura come cura, la città natura, quella dai tesori nascosti, la metropoli che sa inventare. Ruotando intorno a queste tematiche si è andato sviluppando il ricco programma di eventi. La città illuminata, proprio ad indicare un territorio tollerante, di ampie vedute, le differenze come ricchezza da esplorare e non come una materia divisiva. Bergamo capitale della cultura 2023, insomma, a sancire l’alba del cambiamento, del risveglio, l’uscita definitiva da quell’incubo che è stato il Covid-19.