Come ha fatto l’uomo di Neanderthal a sopravvivere per circa 2000 anni? Gli archeologi sono rimasti sbalorditi da questo ritrovamento che svela tutte le risposte al quesito.
Tutti conosciamo ormai l’uomo di Neanderthal. Ne abbiamo sentito parlare per la prima volta tra i banchi di scuola dove i nostri insegnanti ci hanno parlato di un ominide, molto simile all’Homo Sapiens, che visse tra i 200 mila e i 40 mila anni fa.
Ci hanno anche detto che i neandertaliani si sono estinti circa 30 mila anni fa, e ciò significa che questi ominidi erano talmente evoluti da essere riusciti a sopravvivere per moltissimo tempo.
E adesso ci chiediamo: come hanno fatto a sopravvivere così a lungo?
Uomo di Neanderthal, alcune novità sul come abbia fatto a vivere per così molto tempo
L’uomo di Neanderthal a quanto pare era molto più evoluto di quanto abbiamo sempre pensato. A dimostrarlo alcune scoperte che hanno dato conferma di come questo ominide avesse grandi capacità organizzative e sociali finalizzate alla sua sopravvivenza.
Un team di ricercatori, tra archeologi ed esperti, si sono imbattuti in una delle aree più interessanti e preziose per quanto riguarda l’evoluzionismo.
Parliamo di un’immensa miniera di lignite situata in Germania nella quale gli archeologi hanno ritrovato resti di animali e piante che probabilmente hanno a che fare con l’uomo di Neanderthal.
Tra questi, i reperti più significativi sono le ossa di 70 esemplari di elefante del Pleistocene.
I Neanderthal cacciavano gli elefanti già 125 mila anni fa e lo facevano in gruppo
Le nuove scoperte hanno avuto luogo nel sito di Neumark-Nord, nei pressi di Halle in Germania.
Questa zona è stata scoperta negli anni Ottanta e ha da sempre rappresentato uno dei più importanti e grandi complessi di reperti archeologici del Pleistocene grazie al perfetto stato di conservazione dei suoi campioni.
Secondo le ricerche più approfondite che gli studiosi hanno portato avanti in questo sito, l’uomo di Neanderthal già 125 mila anni fa era solito riunirsi in gruppo per cacciare gli elefanti. Tutto questo con il solo obiettivo di procacciarsi il cibo di cui nutrirsi, in questo caso carne e depositi di grasso del pachiderma.
C’è da sottolineare che in quel periodo l’elefante europeo delle foreste, oramai estinto, era l’animale più grande esistente sulla terraferma. Basti pensare che raggiungeva un’altezza di 4 metri e un peso di oltre 13 tonnellate.
Se fino a poco tempo fa gli esperti non avevano ancora certezze per quanto riguarda la verosimilità storica della caccia agli elefanti, adesso non si hanno più dubbi.
La relazione tra l’elefante europeo delle foreste e i Neanderthal
I resti di questi antichi pachidermi, più grandi anche dei mammut, sono stati scoperti tra gli anni Ottanta e Novanta.
Solo nel 2021, però, l’archeologa Sabine Gaudzinski-Windheuser ha analizzato per la prima volta alcune delle ossa dei 70 elefanti ritrovati. Sin da subito ha notato qualcosa di strano: tutti i pezzi riportavano dei segni e dei tagli, e la maggior parte di questi appartenevano a esemplari maschi adulti.
Questi dati hanno subito mobilitato l’archeologa ad approfondire la questione. Alla fine si è arrivati alla conclusione che per i Neanderthal era cosa molto comune cacciare e macellare questi giganti ed è stata proprio la caccia a garantire la loro sopravvivenza per almeno 2 mila anni.
Gli ominidi cacciavano poi con cognizione di causa. Sapevano che i maschi adulti, più grandi delle femmine, erano più facili da attaccare perché probabilmente stavano in disparte e quindi lontani dalla protezione del branco.
Ma le novità non finiscono qui. Fino a ora si era sempre pensato che i Neanderthal non si riunissero in gruppi di più di 25 individui. Oggi invece gli studi dimostrerebbero che in realtà le comunità che venivano a formarsi erano molto più ampie.
La caccia e la lavorazione della carne di animali così grandi, infatti, richiedeva collaborazione tra più membri.
Oltre a questo sembrerebbe pure che fossero a conoscenza di metodi di essiccazione e conservazione della carne d’elefante, la quale avrebbe dovuto fornire circa 2.500 porzioni a ciascun individuo adulto.
In seguito a queste importanti scoperte i ricercatori continueranno di certo a studiare e analizzare meglio il sito archeologico nei pressi di Halle. Chissà quanto altro c’è da scoprire sulla storia di questo ominide e sul nostro processo evolutivo.