Un buco sott’acqua nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico: si chiama Green Banana e gli scienziati hanno già organizzato una spedizione per andare a scoprirlo.
Se nello spazio oscuro i buchi sono neri, come potrebbero essere nel caso in cui esistessero negli oceani? Ovviamente blu.
I buchi blu non rappresentano una delle ultime trovate fantascientifiche, ma esistono davvero. Si tratta di doline che si trovano nell’oceano, molto profonde, quasi inaccessibili e per questo non ancora molto conosciute dalla scienza.
La loro origine si deve ad antichissimi fenomeni di erosione avvenuti quando ancora la roccia interessata dallo sgretolamento non era stata sommersa dall’acqua.
Green Banana, il buco sott’acqua tutto blu nell’Oceano Atlantico
Nelle acque della Florida si trova uno dei più misteriosi buchi blu del Pianeta. Parliamo di Green Banana, una dolina a 80 km circa dalle coste di Sarasota e a 47 metri sott’acqua.
Perché si chiama così? A dire la verità, il motivo non è ben chiaro. Qualcuno ha affermato che l’origine del suo nome deriverebbe dal fatto che la gente del posto sembrerebbe aver visto delle banane verdi galleggiare nelle acque circostanti.
Nome a parte, con la sua circonferenza di ben 130 metri, si tratterebbe di una voragine formatasi 10 mila anni fa.
I buchi blu rappresentano la fonte di vita principale degli ecosistemi che si trovano nei loro pressi: nei loro dintorni pullula la vita e vivono una grande quantità di pesci, coralli, molluschi, tartarughe marine e persino squali.
Per comprendere meglio queste straordinarie oasi degli oceani, gli scienziati del Mote Marine Laboratory hanno organizzato una spedizione che vede come sua meta finale proprio Green Banana.
Questa sarebbe la prima volta in assoluto che qualcuno si inoltri nelle profondità per cercare di identificare al meglio la dolina e conoscere da vicino la vita che ospita.
Altri studi sui buchi blu: l’Amberjack Hole
Già nel 2019 un’altra spedizione aveva sondato le profondità di un altro buco blu, Amberjack, nei pressi del Golfo del Messico. L’esperienza della discesa è stata definita da uno dei membri della spedizione come un “contrasto estremo”.
Lo scienziato Jim Culter ha infatti dichiarato come l’acqua in superficie fosse piuttosto calda, mentre scendendo di profondità abbia iniziato a raffreddarsi particolarmente.
È nei pressi del bordo del buco che trionfa la vita: negli abissi dell’Amberjack Hole invece i coralli, i pesci, i crostacei e le spugne sono sostituiti da nubi batteriche e dal cattivo odore dell’idrogeno solforato, e la luce incomincia a sparire. Solo alzando la testa verso la superficie è possibile scorgerne la presenza: il fondo, invece, è completamente buio.
Oltre a campionare l’habitat, gli scienziati hanno potuto raccogliere due carcasse perfettamente conservate di pesci sega. Sono molti gli animali morti che fungono da nutrimento in queste aree marine, anche se queste sono alimentate principalmente da nutrienti che tengono in vita l’intero ecosistema.
Come facciano i buchi blu a fornire nutrimento all’ecosistema non è ancora chiaro agli studiosi i quali cercheranno di approfondire meglio la questione e di trovare risposte certe durante la spedizione nella Green Banana.