La tomba della Monna Lisa potrebbe trovarsi nella chiesa di Sant’Orsola di Firenze. Da poco sono cominciati i lavori di scavo alla ricerca di un possibile ossario della donna a cui Leonardo da Vinci si ispirò per realizzare il suo dipinto più famoso e che oggi è conservato all’interno del museo del Louvre. Se i lavori confermeranno la presenza di un ossario, potremmo trovarci di fronte ad una scoperta molto importante e confermare dunque l’ipotesi avvallata da alcuni documenti storici che sotto il pavimento della chiesa di Sant’Orsola si nasconda il corpo sepolto di Lisa Gherardini Del Giocondo, la Gioconda dell’omonimo dipinto del maestro fiorentino. Le operazioni sono seguite e autorizzate dalla Soprintendenza archeologica della Toscana.
Scavando sotto il pavimento della chiesa dell’ex convento di sant’Orsola a Firenze potrebbe trovarsi la tomba della donna che ad oggi è ritenuta la musa di uno dei più grandi capolavori dell’arte mondiale realizzato dal grande artista Leonardo da Vinci. Ci si riferisce alla celebre Monna Lisa.
Sebbene alcuni abbiano individuato un simbolismo misterioso negli occhi della Gioconda, è notizia recente che probabilmente i resti della donna che ha ispirato il quadro si trovino nascosti in una chiesa fiorentina. I lavori di scavo sono già cominciati e le operazioni hanno già portato alla luce due tombe e numerosi mattoni che potrebbero essere il tetto di una cripta, vista la sua vicinanza al luogo in cui precedentemente si trovava l’altare della chiesa. Altre ipotesi indicano invece la possibilità che lì sotto ci sia in realtà un ossario.
E qui entra in scena lei, Lisa Gherardini Del Giocondo, meglio conosciuta come la Gioconda, i cui resti, se fossero realmente ritrovati, potrebbero essere ricomposti a formare quel viso così conosciuto ai giorni nostri e che potrebbe confermare la sua effettiva somiglianza al dipinto di Leonardo.
Per cui sarà necessario un lavoro congiunto non solo degli archeologi che si stanno occupando degli scavi, ma anche di antropologi, storici dell’arte e anatomo-patologi, per dare una risposta definitiva ad un quesito che non ha avuto mai risposta. Per il momento sono usati pennelli, pale e rastrelli, grazie ai quali sono venuti alla luce dei resti di ossa d’animale e alcuni pezzi in ceramica risalenti al ‘400 e al secolo successivo.
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