Era rimasto a dormire per quasi 50 mila anni e ora qualcuno ha deciso di risvegliarlo dai ghiacci. Sarà stata una buona idea?
Oltre ad essere una buonissima premessa per qualche nuovo film del terrore, l’idea che un essere possa rimanere dormiente per quasi 50 mila anni e poi risvegliarsi ed essere completamente funzionante è anche qualcosa che gli scienziati, quelli che non stanno davanti alla macchina da presa, stanno effettivamente monitorando con estrema attenzione.
Soprattutto ciò che succede nella zona del permafrost intorno al Polo Nord. Recenti analisi hanno per esempio evidenziato proprio come le creature liberate dalla loro tomba di ghiaccio siano vive, vitali e piuttosto agguerrite.
Il risveglio dai ghiacci, il pericolo è una pandemia
Non siamo di fronte a una sceneggiatura ma a studi portati avanti da almeno dieci anni da un team di scienziati che si occupa proprio di tenere sotto controllo l’Artico, per evitare che i cambiamenti climatici che stanno compromettendo addirittura la tenuta del permafrost siberiano liberino nell’ambiente virus rimasti dormienti dai tempi dell’ultima glaciazione provocando nuove pandemie inarrestabili.
Ad essere convinto che si tratti di qualcosa che va studiato il genetista Jean-Michel Claverie che ha di recente dichiarato “ci sono virus lassù che hanno il potenziale di infettare gli esseri umani e dare via ad una nuova epidemia“. Il team di Claverie nel 2014 ha effettivamente isolato alcuni di questi virus provenienti dal permafrost e ha dimostrato che sono in grado di infettare altri esseri. Tra questi un campione di virus vecchio di 48.500 anni. In totale i campioni hanno evidenziato diversi virus provenienti da almeno siti siti siberiani.
Dopo le amebe può toccare a noi?
L’aspetto positivo di ciò che è emerso dallo studio che nel corso degli ultimi dieci anni ha tenuto impegnato il team di Claverie è che questi virus tornati in attività dopo quasi 50mila anni di permafrost sono riusciti a infettare solo creature unicellulari.
Ma il fatto che i virus abbiano comunque avuto potenza tale da attaccare le amebe non significa che non ci siano là fuori altri potenziali virus che potrebbero invece avere una carica maggiore e infettare organismi ben più complessi di un’ameba. Questa è la convinzione del genetista. Che sottolinea come all’interno dei virus sono stati identificati “tracce genomiche di poxvirus e herpes virus, che sono patogeni umani conosciuti”.
Con il riscaldamento globale che avanza e che potrebbe liberare questi patogeni ma soprattutto, questa è la convinzione di Claverie, con la scomparsa del ghiaccio artico che apre nuove vie di comunicazione e permette di dare il via a operazioni di scavo per estrazioni minerarie ( alcune delle quali lo scienziato fa notare sono pianificate e pronte per partire proprio nel permafrost siberiano) rischiamo di dare nuove vie agli agenti patogeni.
E alcuni di questi patogeni potrebbero risalire a un periodo precedente la prima comparsa degli esseri umani, il che ci metterebbe nelle condizioni di sperimentare non ceppi diversi dello stesso virus ma ceppi di virus che neanche i nostri antenati preistorici hanno mai visto. E le conseguenze potrebbero essere devastanti a livello planetario.