Un importante studio che ne ha da poco pubblicato un bollettino, svela che tracce di pesticidi sarebbero stati rilevati nelle acque di questa zona. Scopriamo insieme quali e cosa comporta.
Si chiama “Forever Pollution”, un progetto nato dal quotidiano Le Monde sulla base di dati raccolti in tutta Europa. Si tratta sostanzialmente di una mappa interattiva che tiene traccia della contaminazione di determinate sostanze all’interno degli ecosistemi.
Un dato significativo è quello che riguarda le acque e la presenza di pesticidi rilevati. A riprendere questo studio è un ente molto importante, che in questa regione si sta occupando di raccogliere dati in grado di aiutare le imprese, ma anche i comuni cittadini.
Un importante studio sulle acque di questa regione rileva dei pesticidi, ecco dove
A riprendere la ricerca di Le Monde nel nostro paese è Arpa Friuli Venezia Giulia. Si tratta dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia, sostanzialmente un ente deputato al controllo e prevenzione di fattori ambientali che possono inficiare la salute umana. Controllo che avviene anche tramite la tutela di ecosistemi sia naturali che trasformati dall’intervento umano.
Fin dal 1998 Arpa Fvg è attiva sul territorio attraverso controlli, analisi, pubblicazioni di bollettini, attività analitiche su acqua, clima, suolo. Circa la ricerca di Le Monde, l‘ente ha immediatamente pubblicato un bollettino riguardante le acque del Friuli Venezia Giulia interessate. Si tratta di due zone in realtà, ed entrambe già da tempo sotto la lente d’ingradimento.
Il controllo sulle acque del Friuli Venezia Giulia
Le acque cui si fa riferimento e che prende in esame Le Monde, sono quelle definite come “sotterranee”. In pratica si tratta secondo la definizione di Arpa Fvg, di tutte quelle acque “superficiali e sotterranee” che si trovano entro la linea di costa e che comprendono dunque falde acquifere, laghi e corsi d’acqua.
L’ente le tiene costantemente sotto controllo grazie al monitoraggio del loro stato chimico, con prelievi periodici i cui risultati vengono periodicamente aggiornati e consultabili sul sito web ufficiale.
Le acque del Friuli interessate dalla presenza di pesticidi o per meglio dire da sostanze perfluoroalchiliche sarebbero essenzialmente due ed entrambe già tenute sotto osservazione. Una è Premariacco, l’altra Roveredo in Piano – Porcia. Presentano situazioni e tipologie diverse di contaminazione.
Quali sono i pesticidi oggetto di questo importante studio
Importante è analizzare di che tipo di pesticidi stiamo parlando. Si tratta di PFAS, sostanze poli perfluorurate, causa di quello che viene definito inquinamento perenne.
In realtà queste sostanze esistono già dagli anni ’50 e si sono poi via via diffuse in tutto il mondo con sempre maggiore incidenza. Possiamo trovarli ad esempio nei rivestimenti dei contenitori in alluminio per alimenti o negli impermeabilizzanti per tessuti e ancora in alcuni detergenti per la casa.
In Italia vengono studiati dal 2015. Noti già all’Arpa grazie ad un report che l’ISPRA aveva diffuso nel 2017 elencando alcuni luoghi della regione interessati da questa contaminazione.
Le riflessioni di Arpa Friuli Venezia Giulia sulla ricerca
Premariacco e Roveredo sembrano presentare PFAS in quantità maggiore. La prima viene monitorata due volte l’anno e i livelli di presenza di queste sostanze sono tuttora considerati stabili.
La seconda presenta dei livelli in decrescita ancora però in fase di oscillazione. Anche in questo caso le misurazioni avvengono con cadenza di non meno di sei mesi. In linea generale comunque sembra che queste sostanze sebbene presenti siano ancora sotto controllo e l’ente confida di trovare soluzioni per ovviare a questa diffusione entro i prossimi due anni. I livelli rilevati interessano comunque principalmente acque sotterranee che non coinvolgono il centro abitato.
Una riflessione importante da fare secondo Arpa FVG riguarda il fatto che le acque non sono più inquinate di prima, ma semplicemente i campionamenti sono diventati più frequenti. Basti pensare che dal 2005 al 2022 l’incremento di analisi è salito dalla ricerca di 54 sostanze fino ad arrivare a 450. Dopo la flessione dovuta alla pandemia i monitoraggi sono ripresi alla fine del 2021, aumentando anche i punti di prelievo. Da 100 a 300 punti in più. Questo significa che si trova di più perché effettivamente periodicamente si cerca molto di più.
Incremento positivo perché si punta appunto ad identificare e di conseguenza contrastare sempre più sostanze potenzialmente nocive per l’uomo. L’obiettivo? Aiutare istituzioni ed aziende in una corretta battaglia e correzione della problematica.