Effettuata una scoperta molto importante sulle origini dell’uomo: ritrovati dei resti incredibili che riscrivono la storia.
Ritrovati dei resti molto importanti che riguardano i primi europei che abitarono il Vecchio Continente, che oggi definiamo in questo modo. Tali reperti, ad ogni modo, sono datati a circa 1,3 milioni di anni fa. Pertanto, i ricercatori hanno ipotizzato che i primi ominidi avessero attraversato – nei fatti – lo stretto di Gibilterra. Scopriamo, dunque, insieme che valore ha questa scoperta dal punto di vista storico ed archeologico.
Resti importanti che ridefiniscono la storia dell’uomo
Nella zona di Orce, nello specifico nella depressione di Baza, a Granada, sono stati trovati dei reperti molto importanti, i quali ci possono svelare meglio le origini dell’uomo, mediante la tecnica di datazione geologica.
Nei fatti, dunque, secondo quanto affermano gli archeologi e i ricercatori, si tratta dei reperti più antichi d’Europa che, pare, risalgano a 1,3 milioni di anni fa.
Per questo motivo, gli esperti affermano che i primi ominidi di si spostarono dall’Africa all’Europa, attraversando lo stretto di Gibilterra, di Gibilterra, anziché mediante la via asiatica.
Lo studio in questione è stato guidato da Lluis Gibert, dell’Università di Barcellona, il quale si è avvalso dell’aiuto prezioso dei ricercatori della Murray State University e dei ricercatori appartenenti al Berkley Geochronology Center.
Come è stato svolto lo studio
L’area presa in esame per lo studio è una zona della regione di Orce che – in precedenza – non era mai stata campionata attraverso delle tecniche e delle analisi di paleomagnetismo.
Nello specifico, dunque, tale tecnica prevede, alla fine, una inversione dei poli magnetici del pianeta, che scaturisce dalle dinamiche interne della Terra.
Tali mutamenti, Ad ogni modo, sono registrati all’interno dei minerali, i quali permettono di di individuare i periodi di tempo, in base ai diversi eventi magnetici che si sono susseguiti nel corso del tempo.
Secondo i nuovi dati hanno una precisione molto più accurata, anche grazie alla sequenza sedimentaria che emerge – per l’appunto – a Orce.
I ricercatori, dunque, hanno ritrovato ben cinque eventi magnetici, partendo dalla sequenza di polarità magnetica individuata.
Questi ultimi, dunque, sono molto utili al fine di collocare i tre siti di Orce con presenza umana tra il subcron di al Olduvai è quello di Jaramillo.
Al fine, inoltre, di migliorare la precisione cronologica dei diversi livelli stratigrafici, i ricercatori hanno utilizzato un modello statistico di età, che ha permesso loro di ottenere una analisi maggiormente accurata che, nei fati, mostra un errore statistico che si aggira intorno ai 70mila anni.
Pertanto, in base a queste tecniche, il sito più antico in assoluto sul territorio europeo sarebbe rappresentato da Venta Micena, con un’età di 1,32 milioni di anni, al quale seguono Barranco León e Fuente Nueva, che hanno, rispettivamente, 1,28 milioni di anni e 1,23 milioni di anni.