Perché c’è un uomo che si scatta un selfie in questo dipinto del 1937?

In un dipinto del 1937, è presente un uomo in procinto di scattarsi un selfie: una scena inusuale per il tempo. La spiegazione. 

Selfie dipinto 1937
Perché c’è un uomo che si scatta un selfie in questo dipinto del 1937? (viaggi.nanopress.it)

All’interno di diverse opere d’arte si ritrovano spesso degli elementi anacronistici, rispetto al periodo in cui sono state realizzate. Un esempio, in tal senso, può essere un dipinto del 1937, nel quale si intravede un uomo seduto in procinto di scattarsi un selfie. Una scena inusuale, visto che ci si trova negli anni ’30, durante i quali – certamente – gli smartphone non esistevano assolutamente. Scopriamo, dunque, insieme la spiegazione che soggiace a questa particolare rappresentazione.

Un uomo scatta un selfie in un dipinto del 1937

Nel corso del tempo, sono venuti alla luce diversi dipinti, nei quali sono presenti degli elementi che non esistevano nel momento in cui sono stati realizzati.

Esempi, in tal senso, possono essere quello dell’astronauta scolpito nella Chiesa di Salamanca nel ‘500 e i dinosauri presenti all’interno di una opera d’arte del 600, anche se, gli stessi, furono scoperti nell’Ottocento.

A questi, possiamo sicuramente affiancare il murale di Springfield, intitolato Mr. Pynchon and Settling of Springfield che fu realizzato da Umberto Romano. Tale opera d’arte è custodita all’interno di un ufficio governativo di Springfield, per l’appunto.

All’interno di questa opera, ad ogni modo, sono presenti diversi personaggi, uno dei quali è seduto ed è in procinto di scattarsi un selfie con uno smartphone: una scena ad oggi molto comune, ma che negli anni ’30 non poteva assolutamente essere concepita, visto che i telefoni cellulari non esistevano.

Un viaggiatore del tempo?

All’interno dell’opera, vediamo rappresentati diversi personaggi, tra i quali c’è William Pynchon, fondatore dell’attuale città di Springfield che si trova in Massachusetts, circondato – poi – da tanti altri soggetti, tra cui possiamo annoverare nativi americani, prigionieri animali e così via.

Un nativo americano, nello specifico, è seduto, impegnato con il proprio smartphone, quasi come se volesse realizzare un autoscatto. Come vi dicevamo, al tempo gli smartphone non esistevano: a questo punto, dunque, ci si chiede, come mai tale elemento fosse presente in un dipinto del genere.

Indigeno con specchio
Indigeno che dipinge simboli sul volto usando lo specchio (viaggi.nanopress.it)

Nel corso degli anni, a tal proposito, sono state elaborate diverse ipotesi. Alcuni pensano si tratti di un libro di preghiere, altri invece di un pugnale di ferro, la cui punta è nascosta all’interno della mano. Infine, altre persone affermano che si tratti semplicemente di uno specchietto.

Quest’ultima ipotesi pare quella più veritiera ed accettabile, in quanto – all’interno della rappresentazione – ci sono diversi riferimenti al commercio.

Tra questi, possiamo annoverare la nave sullo sfondo, ma anche le botti, le anfore e, di conseguenza, gli specchi che furono presentati agli indigeni intorno al ‘600.

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