Luci telluriche: se ne parla da secoli, ma sono ancora poche le notizie che abbiamo in merito a questo fenomeno luminoso misterioso.
Già duemila anni fa lo scrittore, naturalista e filosofo Plinio il Vecchio aveva raccontato nelle sue Naturalis historia di un fenomeno luminoso avvenuto nel 91 a.C. durante un terremoto nei pressi di Modena. Nel Medioevo testimonianze simili sono poi raddoppiate, anche se molte di queste finivano per sfociare in racconti popolari e leggende. In tempi più recenti, infine, il professore di scienze naturali Ignazio Galli ha provato a redigere nel 1910 una classificazione dei fenomeni luminosi osservati durante i terremoti.
Questi fenomeni luminosi sono chiamati anche luci telluriche e rappresentano ancora oggi uno dei più grandi misteri dei nostri giorni.
Luci telluriche: cosa sono
La letteratura scientifica recente sembrerebbe riportare nei suoi molti lavori che questi fenomeni luminosi siano più frequenti in quelle aree del pianeta dove è più probabile che si verifichino terremoti di magnitudo maggiore al grado 5. Queste zone sono il Canada, il Messico, la Grecia, il Perù, il Giappone, la Nuova Zelanda e l’Italia.
Sebbene se ne parli da secoli, l’origine di questo fenomeno è ancora incerta. Quel che sappiamo è che le luci telluriche o EQL (Earthquake lights) si verificano spesso durante i violenti terremoti e consistono in bagliori simili a quelli di una tempesta, ma un po’ più duraturi. Le luci sismiche possono avere diverse forme, colori e grandezze:
- flash abbaglianti che illuminano il cielo come lampi per lo più bianchi o azzurri
- raggi nel cielo che assomigliano a colonne di luce
- fasci di luce intensi e di spessore variabile
- nubi diffuse simili alle aurore con sviluppo orizzontale e simili a fiammelle il cui colore può variare dal rosso al verde
- sfere luminose simili ai fulmini globulari
- un debole arcobaleno nel cielo
Secondo alcuni le luci telluriche potrebbero avvisare in tempo del vicino verificarsi di un terremoto. Sembrerebbe che durante il devastante sisma a L’Aquila, un abitante della zona abbia avvistato queste luci e capito per tempo quanto stava per accadere, mettendo in salvo la sua famiglia. Vero o falso che sia, stando alle testimonianze, questo potrebbe rappresentare un vero punto di svolta in fatto di prevenzione e sicurezza durante calamità di questo tipo.
Luci telluriche: le ipotesi sulle loro origini
Per poter parlare seriamente di questo fenomeno ancora poco conosciuto è necessario in ogni caso, come consiglia l’INGV, verificare l’attendibilità delle fonti e delle testimonianze di chi dice di aver osservato un episodio del genere. Per poter poi scartare tutti i fenomeni non connessi ai terremoti, bisogna anche prendere in considerazione le condizioni metereologiche presenti al momento dell’avvistamento, come tempeste di fulmini, e i possibili cortocircuiti verificabili spesso nelle centrali elettriche.
Una delle prime ipotesi cercava di spiegare il fenomeno associando le luci a scariche elettriche dovute a danni ai cavi. In pratica, secondo questa teoria, si tratterebbe di linee elettriche interrotte durante un terremoto e nulla di più. Questa ipotesi tuttavia è stata ben presto scartata perché non in grado di dare una spiegazione esaustiva e soddisfacente ai numerosissimi avvistamenti avvenuti nel corso del tempo.
Una seconda ipotesi collegava i fenomeni luminosi a una fuga di gas. Durante i terremoti infatti la pressione e il calore influisce sulle rocce facendole allontanare e riavvicinare. Questo favorisce la formazione di spazi attraverso i quali i gas possono farsi strada e fuoriuscire. Il radon per esempio viene rilasciato durante l’attività sismica ed è capace di ionizzare l’aria rendendola elettricamente carica, ma non abbastanza da poter formare scie luminose.
Questa ipotesi, di certo più verosimile, ha dato origine a una terza ipotesi, al momento la più accreditata tra la comunità scientifica.
La teoria più accreditata
Le luci telluriche potrebbero essere dovute all’elettricità che sale dal sottosuolo. Quando le rocce ignee sotterranee, cioè quelle che si formano in seguito alla solidificazione del magma, sono sotto stress rilasciano ossigeno ionizzato o caricato elettricamente. Questo viaggia attraverso la crosta terreste e sale nell’atmosfera dove crea un campo elettrico localizzato che può produrre brevi lampi di luce visibile.
Questo fenomeno è riscontrabile solo in alcune aree del pianeta ed è stato avvistato in Paesi come Italia, Grecia, Francia, Germania, Cina e Sudamerica. Il motivo? Perché queste zone hanno molti crepacci e burroni che permettono alle rocce ignee di risalire gradualmente verso la superficie.
Queste tipologie di rocce riescono a generare più facilmente una carica elettrica rispetto ad altri tipi. Man mano che si avvicinano alla superficie, la carica elettrica che portano con sé viene rilasciata, fluendo verso l’alto e ionizzando l’aria creando spettacoli di luci. Tuttavia meno dell’1% dei terremoti del mondo si verifica manifestando questo fenomeno. Si tratta quindi di un evento piuttosto raro.
Gli esperimenti in laboratorio
Per dimostrare questa teoria, gli scienziati hanno riempito alcuni contenitori con particelle di vetro, polvere e altri materiali cercando di riprodurre in laboratorio delle condizioni simili a quelle presenti durante un terremoto. Hanno cercato di imitare i movimenti dei materiali durante un evento sismico e si sono accorti che queste interazioni all’interno dei contenitori sviluppavano tensione elettrica.
Non sono ancora chiari i motivi di questa reazione. Altre ricerche invece hanno ipotizzato che la generazione delle luci sismiche possa dipendere dall’angolazione della faglia.
In ogni caso c’è anche chi non crede all’esistenza di queste luci. Bisognerà quindi approfondire la questione, anche se la strada sembrerebbe essere ancora piuttosto lunga e tortuosa.