Ecco una scoperta incredibile fatta dall’università di Cambridge. Parliamo della struttura in legno più antica al mondo.
Quando pensiamo di aver ormai scoperto quasi tutto delle origini dell’umanità, ecco che nuovi dettagli e scoperti che ci fanno mettere in discussione tutto quello che sapevamo. Il caso di questo studio ad opera dell’università di Liverpool. Vediamo insieme che cosa è emerso.
Uno studio molto approfondito rimette in discussione alcune convinzioni storiche ormai da tempo radicate. Abbiamo sempre pensato infatti che gli uomini primitivi, quelli risalenti all’età della Pietra, fossero dei nomadi.
Secondo gli esperti dell’Università di Liverpool ed Aberystwyyth, a quanto pare è possibile che questi uomini fossero in realtà perfettamente in grado di costruire strutture in legno, già mezzo milione di anni fa.
Una convinzione spiegano gli studiosi, nata da alcune ricerche svolte nel bellissimo e misterioso sito archeologico in Zambia, ovvero le Kalambo Falls, che pare risalga a 476.000 anni fa, dunque precedente all’evoluzione dell’Homo Sapiens.
In particolare le ricerche hanno permesso il rinvenimento di alcuni pezzi di legno, che ad una attenta analisi fanno pensare siano stati modellati per creare una struttura, forse la base di una piattaforma o addirittura una dimora. Si tratta di una scoperta rarissima, soprattutto per un luogo come quello delle Kalambo Falls: difficile rinvenire del legno in zone così perché l’acqua certo non ne favorisce il mantenimento.
Il sito in Zambia infatti si trova su una cascata di 235 metri, nelle vicinanze del Lago Tanganica. L’Unesco proprio per la sua importanza archeologica l’ha inserita in una lista provvisoria di Patrimoni dell’Umanità. Ora queste nuove scoperte sono una prova tangibile del fatto che il sito è molto più antico di quanto si pensasse in precedenza, dunque acquisisce una importanza ancora maggiore.
Il progetto di ricerca in corso fa parte di un progetto chiamato “Le Radici Profonde dell’Umanità”, che mira ad indagare come la tecnologia umana si sia sviluppata nell’Età della Pietra, in collaborazione con il Consiglio di Ricerca sulle Arti e le Discipline Umanistiche del Regno Unito. Ed inoltre insieme ai Musei di Livingstone, di Lusaka, e di Moto Moto.
Quanto emerge da questi rilievi è dunque che a Kalambo Falls, gli uomini primitivi avevano a disposizione ovviamente fonti d’acqua perenne, utili all’insediamento permanente e dunque a costruire strutture.
Secondo Larry Barham dell’Università di Liverpool, afferma che questa scoperta cambia l’intero modo di pensare ai nostri avi. Non è più corretto parlare di Età della Pietra, perché è evidente che con il solo utilizzo della legna fossero in grado di creare cose incredibili usando la loro immaginazione ed abilità.
Il team è ora impegnato nello stabilire la datazione dei reperti tramite la tecnica di luminescenza. Per gli esperti intanto i risultati sono incredibili. Avere a disposizione questi reperti in legno è una risorsa incredibile per la paleoantropologia, perché si tratta di materiale rarissimo. Intanto si lanciano in ipotesi, su a quale ominide siano appartenuti. Forse l’Homo Heidelbergensis, un antenato di cui fino a poco tempo fa si sapeva pochissimo.
E che invece pare abbia avuto anche un ruolo fondamentale nell’evoluzione della nostra specie.
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