La Grecia, che sia nella stagione estiva o in altri periodi dell’anno resta una meta meravigliosa da raggiungere. Ci sono, poi, alcune isole sognanti che regalano natura incontaminata e panorami suggestivi in piccoli agglomerati urbani costituiti da casette a forma di cubo dalle pareti banche e blu che si affacciano sul mare. Una tra queste è senza ombra di dubbio Santorini, una delle isole Cicladi nel Mar Egeo. Ma la storia di questo territorio riporta al XVI secolo quando un’eruzione vulcanica la rase al suolo. I timori che possa succedere ancora sono vivi negli abitanti della località incantata e non solo.
La presenza del vulcano di Kameni, con due cime, che ha segnato così tanto la storia di quest’isola spaventa. È stato proprio l’eruzione del vulcano di Kameni a modificare la forma di Santorini che oggi presenta un buco al centro, l’ultima eruzione del vulcano risale al 1950, ma quella più devastante ci fu nel 1560 a.C., esplosione di magma e detriti che hanno letteralmente distrutto questo paradiso, mettendo fine, si pensa, anche alla civiltà minoica.
Eruzioni cicliche
Gli esperti sanno che queste eruzioni sono cicliche e che si verificano in genere a cadenza di decine di migliaia di anni. Al momento Santorini si troverebbe in una fase di accumulo di magma, ma sarebbe ben lontana dal rischio imminente di eruzione. I vulcanologi non sembrano temere che ci siano pericoli per un’eruzione a breve.
Lo studio sui rischi di un’eventuale eruzione
Sull’eventualità di una nuova eruzione è stato fatto uno studio pubblicato anche su Nature Geoscience. In particolare è stato Junas Preine, geofisico dell’Università di Amburgo in Germania, a sottolineare che non ci sono segnali che stia per verificarsi un’eruzione devastante. L’attenzione rivolta a quest’isola è proprio finalizzata a tutelare il territorio e i suoi abitanti da episodi eventuali.
Al momento il vulcano di Kameri sembra sedato
Dopo l’episodio del 1560 a.C., e l’eruzione del 1950, il vulcano di Kameri sembra ‘sedato’ per quanto si siano verificati due episodi sismici successivi, nel 2011 e nell’anno successivo. Nonostante tutto gli esperti sanno bene che il Kameri non è quiescente e che quando si tratta di vulcani sottomarini il pericolo esiste.
Le attività di carotaggio
Intanto lo studio prosegue e i vulcanologi sono al lavoro con perforazioni nel bacino marino della caldera, dove estraggono carote di sedimenti per cercare di capire quale sia la situazione attuale del vulcano. Una indagine nel corso della quale sono stati trovati consistenti residui di cenere e pomice che è stata fatta risalire all’eruzione del 726, a testimonianza di quello che è stato un fenomeno distruttivo. Secondo gli studiosi l’eventuale eruzione del vulcano di Santorini potrebbe comportare conseguenze devastanti non solo per l’isola, ma anche in conseguenza degli tsunami che andrebbe a provocare.
Il Kameri: vulcano monitorato h24
L’attenzione nei confronti del Kameri è costante. Il monitoraggio è h24 per segnalare qualsiasi variazione di rilievo che possa, in qualche modo, essere significativa. Quello di Santorini è uno dei vulcani più attenzionati, anche se Preine sottolinea come si tratti di un sito che presenta segreti che ancora non sono stati completamente scoperti.