Ci sono cinquanta specie di ragni non autoctone che hanno ‘scelto’ la Gran Bretagna come nuovo Paese nel quale vivere. Il riscaldamento globale e lo spostamento di merci avrebbero favorito l’arrivo di questi animali, appartenenti al regno degli aracnidi. A documentare quanto si sta registrando nel Regno Unito è il quotidiano The Guardian che elenca alcune delle nuove specie.
Tra gli altri ci sarebbe un ragno saltatore, che ha quale suo parente più prossimo l’Anasaitis milesae, proveniente dai Caraibi, facendo ritenere che si tratta di un aracnide arrivato da lontano, e individuata grazie a un censimento biologico nel campus universitario di Penryn.
L’arrivo del ragno lupo a Londra
Lo Zoropsis spinimana, o falso ragno lupo, sarebbe un’altra specie che si è stanziata da Londra, fino a Ovest e al Somerset e a Nord fino a Newcastle e che sarebbe arrivata dall’Europa continentale o a bordo di container o anche in camper di vacanzieri. Sarebbe temuto per i suoi pizzichi che, per fortuna per quanto dolorosi, risultano innocui per le persone.
Ci sono zone della Gran Bretagna dove questi ‘nuovi’ ragni hanno trovato le condizioni ideali per sopravvivere e, tra queste ci sarebbe la Cornovaglia e il Devon dove il clima resta piuttosto mite per tutto l’anno.
Una specie proveniente dall’Australia, altamente invasiva
A essere considerato tra le specie più invasive sarebbe un ragno marrone proveniente dall’Australia che ha la caratteristica di essere molto invasivo. Avvistato per la prima volta nel 2021 a Whashington e a seguire nel Galles meridionale, poi a Nottinggamshire, ma anche a Vamborne e Newquay.
Come incidono sulle specie autoctone
Sembra che queste nuove specie si stiano diffondendo velocemente, imponendo, in qualche modo, un cambiamento, visto che gli esperti sono convinti che più queste specie si diffondono, più è possibile che incidano sulle specie autoctone. La paura è che possano portare nuove malattie e nuovi parassiti che potrebbero mettere in pericolo i ragni autoctoni già a rischio per cambiamenti climatici e perdita di habitat.
Il cambiamento climatico tra le principali cause di questi nuovi arrivi
Tra i ‘nuovi’ arrivati il 10 o al massimo il 15 per cento viene considerato ‘invasivo’ tali cioè da poter avere un impatto ambientale e anche umano negativo. Nonostante la constatazione e anche lo studio che viene fatto sulle nuove specie, di una cosa gli esperti sono certi e cioè che è impossibile fermare questi arrivi. Sarebbe soprattutto il cambiamento climatico a favorire la presenza di questi nuovi ragni che possono insediarsi in varie aree, andando a modificare gli ecosistemi. In tutto questo processo, però, è d’obbligo non farsi prendere dal panico, si tratterebbe di un’evoluzione che non può essere arrestata.