La natura è capace di cose meravigliose, sempre. Questa volta è la siccità rivelare una scoperta archeologica nella Valle di Fraele, nel comune di Valdidentro.
Se volessimo spiegare cosa sta accadendo in Valdidentro potremmo dire che, per un nuovo colpo inferto a madre natura, essa ci restituisce una delle sue scoperte archeologiche.
La siccità, un fenomeno preoccupante che riporta alla luce rovine perdute
A causa della preoccupante siccità attuale che, nel comune di Valdidentro, non lontano dalla più conosciuta Bormio e dalla località turistica dell’Alta Valtellina, è stata fatta una scoperta archeologica: sta riemergendo una città fantasma.
Stiamo parlando dei Laghi di Cancano. Essi costituiscono due bacini idrici artificiali contigui che risalgono alla prima metà del 1900, edificati all’interno del rinomato Parco Nazionale dello Stelvio. Con l’aspra siccità che negli ultimi anni ma, soprattutto, durante questa estate, sta investendo l’intero paese (e non solo), il livello dell’acqua si è abbassato vertiginosamente tanto da far riaffiorare i resti di una città antica, la città di Cancano.
La siccità che quest’anno ha colpito il nostro paese è davvero di grande portata: basti pensare che erano ben 80 anni che il livello dell’acqua dei laghi di Cancano non raggiungeva quote così basse tanto da svelare i resti del paese sommerso. Le immagini parlano chiaro e ci mostrano come, anche nel vicino Lago di San Giacomo, la situazione non sia poi tanto differente.
La siccità non è certo un problema che investe solo la zona della Valtellina. Per esempio, giusto qualche settimana fa, il bassissimo livello dell’acqua del Tevere a Roma ha fatto riaffiorare i resti del ponte Neroniano, all’altezza di Castel Sant’Angelo. Un abbassamento davvero grave quello che ha riguardato il fiume della capitale che, di norma, dovrebbe presentare un livello dell’acqua compreso tra 4,50 metri e 5,70 metri e che, invece, si è abbassato fino a 1,12 metri.
Il bacino idrico di Mosul, fortemente investito dalla siccità, è importantissimo per quanto riguarda l’approvvigionamento di acqua della città. A fronte dell’attuale situazione climatica, è stata prelevata molta più acqua del solito al fine di salvaguardare le coltivazioni e la vita delle persone; quest’azione necessaria ha però condotto all’eccessivo svuotamento del bacino idrico e, quindi, al riemergere della città sommersa che gli archeologi cercavano da tempo. Riaffiorati i resti, squadre di studiosi si sono dedicate al loro studio giorno e notte. Lo scopo era quello di raccogliere più informazioni possibili prima che il livello dell’acqua aumentasse di nuovo fino a sommergere la città.
Combattere la siccità è necessario: bisogna agire subito
Quest’estate presenta una siccità che ha colpito allo stesso modo anche altre zone del mondo, facendo riemergere resti di un tempo passato. È successo anche in Iraq dove, nelle scorse settimane, è riaffiorata una città di 3.400 anni fa. Siamo nella zona del bacino idrico di Mosul e del Tigri dove, la forte siccità ha fatto tornare alla luce un sito dell’impero Mitanni.
I resti sono stati analizzati dagli archeologi dell’Università di Tubinga e Friburgo. Questi ultimi hanno subito pubblicato uno studio con le informazioni raccolte, insieme agli studiosi dell’Università Curda. Dalle prime osservazioni e dagli studi effettuati si evince che la città riemersa potrebbe essere l’antica Zakhiku, centro dell’impero Mitanni.
Se è vero che l’attuale situazione di siccità drastica ha portato alla luce rovine perdute che gli archeologi cercavano da tanto, è altrettanto vero che non bisogna perdere di vista il problema.
La siccità sia un fenomeno pericoloso e dannoso per l’agricoltura, per gli animali e per la vita dell’essere umano. Il cambiamento climatico in atto deve preoccuparci e responsabilizzarci: ognuno di noi può fare la differenza con delle piccole azioni quotidiane e preservare il nostro pianeta, la nostra casa.