Una storia antichissima quella di Scilla e Cariddi, che intreccia mitologia greca e romana e da sempre affascina studiosi e viaggiatori. Scopriamo insieme perché è legata allo stretto di Messina.
La mitologia è una branca di studio così vasta ed affascinante da ammaliare ancora oggi non solo studiosi del settore, ma anche semplici appassionati di letteratura antica. Una raccolta così ricca di racconti leggendari da aver influenzato scrittori e poeti dall’alba dei tempi, aver dato vita ad interessanti rielaborazioni moderne. Soprattutto ha ispirato e continua tuttora, opere musicali, letterarie, sempre più spesso anche cinematografiche. La vicinanza e l’intreccio del popolo greco con il nostro paese, sono permeati così tanto nella nostra cultura da lasciarne tracce ancora oggi. Come la storia dei due mostri leggendari che oggi vi raccontiamo.
Scilla e Cariddi nella cultura greca e romana
Grazie alla vicinanza sia geografica che temporale, e all’incredibile potenza di entrambe le civiltà, il popolo greco ha influenzato quello romano in più di un aspetto. Uno di questi era quello religioso, riversando e permettendo l’integrazione e rielaborazione dei miti greci in territorio romano.
La religione politeista dedita al culto degli dei dell’Olimpo anticipa di circa 700 anni quella romana, che ne adotta molte figure facendole sue. Molto facile infatti trovare racconti di antichi miti semplicemente con il nome del protagonista cambiato. Questo si deve anche a chi si incaricò di narrarne e tramandarne la storia. Così come per i Greci Odissea ed Iliade furono testi fondamentali, l’Eneide di Virgilio ricoprì la stessa funzione per il mondo romano.
E così anche il mito di Scilla e Cariddi è profondamente radicato in entrambe le culture. La vicenda di due incredibili mostri che secondo la leggenda si potevano trovare nello stretto di Messina.
L’origine del mito dei due terribili mostri marini
La storia di Scilla come la maggior parte dei miti greci ha origine tragica. Scilla era infatti una ninfa o una naiade la cui paternità cambia a seconda di chi ne racconta la storia. Secondo l’Eneide era amata da Poseidone e trasformata in mostro dalla nereide Anfitrite, uccisa da Eracle e riportata in vita da suo padre Forco. Ovidio invece la descrive come una ninfa amata dal Dio Glauco, che per ottenere il suo amore si rivolse alla maga Circe.
Circe a sua volta innamoratasi di Glauco, per gelosia e sofferenza nell’essere respinta per una semplice ninfa, avvelenò le acque dove Scilla era solita farsi il bagno, trasformandola così in un terribile mostro con gambe di serpente, teste di cane sul girovita e corpo umano. Disperata andò a vivere sopra uno scoglio terrorizzando e uccidendo suo malgrado i naviganti. L’affronta anche Ulisse sopravvivendole grazie proprio ai consigli di Circe. Secondo Virgilio, Enea schiva il confronto con lei semplicemente circumnavigando la Sicilia.
Cariddi invece è descritta da Virgilio come “una vorago”. Ninfa figlia di Poseidone era però molto ingorda. Rubò ad Eracle dei buoi e ne mangiò diversi. Questo le procurò l’ira di Zeus che di Eracle era il padre, e pertanto la punì colpendola con dei fulmini che la trasformarono in un tremendo mostro marino dall’enorme bocca. Forse una gigantesca lampreda. Da quel momento in avanti, per i navigatori transitare nelle acque dove si trovava Cariddi poteva significare andare incontro a morte certa, perché il mostro li avrebbe risucchiati e sputati, sua attività principale. Ulisse secondo Omero decide di stare alla larga dalla zona in cui si trovava Cariddi, preferendo affrontare Scilla e sacrificando così la vita di “solo” sei dei suoi soldati.
Scilla e Cariddi dove vivrebbero oggi secondo la leggenda
Secondo il mito e le sue rielaborazioni, Scilla e Cariddi vivono entrambe nella zona dello Stretto di Messina: all’epoca dei racconti di Omero e Virgilio rendevano dunque impossibile ai navigatori attraversare quel tratto e solo in pochi ne uscivano illesi.
Scilla abiterebbe il promontorio Scilleo, dove sorge l’antico Castello Ruffo di Calabria, che affaccia direttamente sullo stretto di Messina nel territorio appartenente appunto alla città calabrese di Scilla.
Nelle acque immediatamente davanti all’antro di Scilla, abita Cariddi, in territorio siciliano. Chi si trovava ad attraversare quello che oggi chiamiamo Stretto di Messina, si trovava a dover scegliere se rischiare di essere risucchiato da Cariddi o di venire divorato da Scilla, che amava balzare direttamente sulle navi che le transitavano davanti.
Questo tratto di mare ad imbuto che separa la Sicilia dalla Calabria vede affacciarsi i comuni di Messina, Villa San Giovanni, Scilla e Reggio Calabria. Le sue correnti in antichità rendevano evidentemente molto difficile il suo attraversamento e da qui l’origine della storia delle due creature sfortunate.
Soprattutto il popolo greco infatti si serviva di religione e mitologia per spiegarsi tutti gli eventi cui non riusciva a dare una motivazione logica o umana, o semplicemente tutto ciò che non poteva essere risolto dall’uomo. Pestilenze, terremoti, naufragi, battaglie con esito sfavorevole, erano pertanto avvenimenti legati ad un intervento divino, spesso in conseguenza di azioni punitive sull’umanità. Non mancava anche l’aspetto più capriccioso delle divinità, che a volte agivano sulla base di impulsi tipicamente terreni. Zeus ed Era ne sono un grande esempio.
Mito a parte, ad oggi la navigazione dello stretto di Messina è assolutamente sicura e introduce alla visuale di un entroterra bellissimo!