Cosa sta accadendo a Dubai e cos’è il cloud seeding?

Diverse le ipotesi per cui le grandi alluvioni dipendano da degli esperimenti. Ma è davvero così?

alluvione a Dubai
Alluvione a Dubai  -viaggi.nanopress.it

Interi aeroporti alluvionati, macchine che si fanno largo tra ondate di acqua piovana e pedoni barricati in casa per acquazzoni incontrollati. Le immagini dell’alluvione a Dubai stanno facendo il giro del mondo, considerato che negli Emirati Arabi Uniti in questi giorni si è parlato di grandi inondazioni con oltre 250 millimetri di pioggia. Il tutto in un paese prevalentemente desertico, dove queste quantità d’acqua difficilmente si raggiungono in un intero anno.

È lecito quindi domandarsi il perché, tutto a un tratto, Dubai sia stata sommersa d’acqua. C’è chi attribuisce la responsabilità a una pratica ormai in voga nel paese da decenni, il cosiddetto “cloud seeding”, ma in realtà le ragioni potrebbero essere molto più complesse di quanto si affermi sul web. Cerchiamo di andare a fondo per comprendere cosa sta succedendo.

Cos’è il cloud seeding?

Il “cloud seeding” (letteralmente “inseminazione delle nuvole”) è una pratica che permette di modulare le precipitazioni inducendo le nuvole a produrre più pioggia di quanto non ne farebbero spontaneamente. Detta così sembra più facile a dirsi che a farsi, ma in realtà è una tecnica molto complessa, che consiste nel cospargere le nuvole di determinate sostanze, principalmente dei sali, che incentiverebbero le piogge in determinati paesi a rischio desertificazione, come la Cina o appunto gli Emirati Arabi.

Gli aerei rilascerebbero quindi i sali mentre sorvolano e attraversano le nuvole, “gestendo” la piovosità e favorendo così una predicibilità delle piogge. L’idea del cloud seeding nacque a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale ed è ampliamente diffusa negli Emirati da circa una trentina d’anni. L’efficacia di questa tecnica è molto dibattuta e, proprio per questo motivo, di fronte alle inondazioni di questi giorni si è tornato a parlare delle sue ricadute sull’ambiente.

Come funziona il cloud seeding?

Ogni nuvola è costituita da minuscole goccioline d’acqua che, col vapore acqueo, tendono a sopraelevarsi nell’atmosfera ed essere trasportate dai venti e dalle correnti ascensionali. Quando queste particelle d’acqua incontrano i nuclei di condensazione, si creano piogge e precipitazioni, con l’insorgere di particelle che riescono ad assorbire le molecole d’acqua e a trasformarle in gocce, per poi ridiscendere per la forza di gravità verso il basso.

Alluvione Dubai
Alluvione a Dubai -viaggi.nanopress.it

 

Gli Emirati Arabi Uniti e il Centro nazionale di meteorologia da tempo conducono ricerche su questi processi, per tentare di gestire le precipitazioni, ma i loro studi, secondo gli esperti, non avrebbero nulla a che vedere con le piogge torrenziali di questi giorni.

Il parere degli esperti

Secondo il direttore generale di Ncm, Omar Al Yazeedi, come riporta Il Post, le nuvole che sono attenzionate da questi studi sarebbero intercettate prima che si verifichino le precipitazioni, non durante tempeste e burrasche.

Questa considerazione ha portato a smontare molte delle teorie complottiste che circolano nelle ultime ore in rete. Infatti l’attività di cloud seeding si concentra non su nuvole che potrebbero portare a piogge, ma al contrario su banchi di nuvole che senza un intervento esterno e artificiale difficilmente produrrebbero pioggia. I sistemi nuvolosi instabili, poiché appunto incontrollabili, non sono presi in considerazione da queste ricerche perché porterebbero a risultati non obiettivi, oltre a produrre quantità di pioggia esigua.

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