Come si vive alle Isole Canarie da immigrato? La verità

Come si vive alle Canarie, la storia di un italiano che si è trasferito con la moglie per lavorare nell’arcipelago spagnolo.

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Ramon Sessi, un trentottenne di origine bolognese si è trasferito in Spagna da circa 6 anni. Con lui la consorte Lucia di 35 anni ed ora anche la loro piccola bimba di un anno e mezzo. La prima residenza è stata a Lanzarote, mentre quella successiva a Gran Canaria.

Ramon nel 2023 ha rilasciato un’intervista alla pagina di Fanpage spiegando le ragioni della sua scelta, i pro ed i contro di una nuova vita. E se, in Italia, si vive per lavorare, alle Canarie si lavora per vivere. Le persone hanno un ritmo tranquillo e calmo, non desiderano accumulare denaro e lavorare per sopravvivere.

Lo stipendio serve per vivere bene in famiglia e nel contesto sociale. La sanità è pubblica e non si paga alcun ticket. Tutto è meno caro per cui con un solo stipendio buono si può mantenere il nucleo familiare, altrimenti si lavora in due.

Vita da immigrato alle Canarie

Certo, lo straniero è tale ovunque nel mondo, inserirsi nella comunità ha le sue difficoltà. La coppia ha passato periodi difficili all’inizio, ma si è poi costruita nuove amicizie, sia di italiani che di spagnoli. Ora, a distanza di quasi un anno da quelle dichiarazioni, i due giovani hanno rilasciato una nuova intervista.

La situazione, nel frattempo, è molto cambiata, sottolinea Sessi, anche se chiaramente fa intendere che rifarebbe tutto come sei anni fa. L’ambiente, però, è diventato più difficile, dopo anni di esperienza vissuta, riesce a vedere le cose con maggiore oggettività.

Nell’ultimo periodo, infatti, i coniugi hanno notato un crescente malumore verso gli stranieri, da parte dei residenti. Perfino i turisti non sono poi così benvenuti, figuriamoci gli immigrati. Le case disponibili sulle isole non sono molte, per cui gli stranieri sono percepiti un po’ come una minaccia.

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I nativi hanno la sensazione di essere derubati da coloro che si trasferiscono sul loro territorio. Il periodo della pandemia aveva appianato queste differenze, molte attività avevano chiuso, indipendentemente dalla nazionalita dei titolari.

Il pregiudizio sempre più forte

Poi c’è stato bisogno di nuovi negozi e locali, e, per questo, sono arrivati tanti stranieri da molti Paesi diversi. La gente del posto infatti  non è così propensa ad investire per un locale commerciale. Ramon ha subìto episodi di discriminazione nel settore lavorativo, sentendosi dire: perché  assumere un italiano se si può dare il posto ad uno spagnolo?

Una sorta di tutela tra connazionali ed un pregiudizio verso gli altri che già esisteva, ma ora, secondo il 38enne, si è intensificato. La gente sta anche cominciando a manifestare per chiedere al governo un limite ai turisti e agli immigrati.

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