La roccia a forma di fungo di questo deserto è la dimostrazione di come Madre Natura sia un’artista eccezionale. Oggi è tappa di molti fotografi e viaggiatori da tutto il mondo.
Silenziosi, sconfinati, affascinanti e vecchi quanto il mondo. Da quelli più noti ai meno conosciuti, i deserti sono quei paesaggi selvaggi e inesplorati che vanno vissuti almeno una volta nella vita.
Nel bel mezzo delle loro dune, che si perdono a vista d’occhio e sembrano non arrivare mai alla fine, è impossibile non provare emozioni forti e compiere un viaggio nel viaggio, quello personale e introspettivo, quello con il proprio io.
Sì, perché le distese di sabbia, i colori caldi del tramonto e i panorami unici al mondo ti costringono in qualche modo a concentrarti anche su te stesso affinché tu possa renderti conto di quanto sia piccolo l’essere umano.
Siamo soliti pensare che il deserto sia un luogo immobile, semplicemente vuoto e silenzioso, privo di vita e di qualsiasi altra cosa che non sia sabbia. E invece ci sono parti nel mondo dove i deserti sono più vivi che mai e lo dimostrano le loro sculture.
Il deserto del Wadi Rum e le sue opere scenografiche
Quando pensiamo al deserto immaginiamo sempre un susseguirsi eterno di dune dorate in cui regna il nulla assoluto. Senz’altro è così, ma in alcune aree del mondo molto spesso il nulla è intervallato da opere naturali che dimostrano come questi luoghi aridi siano in realtà in continuo mutamento.
Uno dei deserti più suggestivi e scenografici del mondo è, per esempio, il Wadi Rum, una delle attrazioni più visitate della Giordania. Viene chiamato anche Valle della Luna ed è il frutto di un lavoro d’erosione piuttosto lungo e lentissimo durato millenni.
La più vasta area desertica della Giordania è per la sua bellezza patrimonio Unesco dal 2011. Qui infatti si trovano meraviglie paesaggistiche uniche al mondo, evocative e decisamente spettacolari come se Madre Natura le avesse create apposta per stupirci tutti un giorno.
La roccia a forma di fungo e i Sette pilastri della saggezza
La sabbia rossastra si alterna a rilievi maestosi e talvolta a formazioni rocciose imponenti. Una di queste è quella che prende il nome di “I sette pilastri della saggezza”, un’enorme montagna caratterizzata da sette torrette scanalate.
Questa ha anche dato il titolo al romanzo autobiografico di Lawrence, un agente dei servizi segreti britannici che nel 1916 si trovava in Giordania durante la Rivolta araba e che per primo ha rivolto l’attenzione dell’occidente su questa meraviglia della natura. In questa opera naturale sapientemente scolpita si trova lo spirito del Wadi Rum.
La creatività di questo deserto, invece, si trova in un’altra opera più bizzarra, più turistica, ma di certo non meno suggestiva. Nel bel mezzo della sabbia rossa, come se sbucasse fuori dalla terra fertile di un sottobosco, ecco spuntare un grande fungo di roccia, così perfettamente delineato da sembrare essere stato costruito appositamente in quel modo.
La Roccia del fungo, o Mushroom Rock, del Wadi Rum è una delle tappe che oramai visitatori e turisti da tutto il mondo non si lasciano scappare, vengono qui per ammirarla e per scattare le loro foto ricordo.
Questa formazione rocciosa è capace di creare un’illusione ottica incredibile: man mano che ci si avvicina, il fungo sembra che diventi sempre più grande.
Tuttavia è solo da un profilo che la roccia ha l’aspetto di un fungo. Per questo è conosciuta anche come Roccia testa di serpente, Roccia del manzo o ancora Roccia del pollo. Ognuno in fondo è libero di vedere ciò che vuole secondo la propria fantasia.
Quel che è certo è che questa roccia è oramai una tappa chiave durante la visita al Wadi Rum, una formazione dalla cui cima si ha una bellissima visuale sul deserto e i suoi rilievi. Ed è solo merito della creatività di Madre Natura.