Campertogno, l’antico borgo nascosto tra le montagne

In provincia di Vercelli, in Valsesia, incastonato tra i monti, a 815 metri di altezza, c’è un piccolo borgo ricco di arte e natura.

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Il piccolo borgo montano, un comune piemontese di soli 221 abitanti, si trova in provincia di Vercelli, in Valsesia. E’ un luogo ricco di storia, soprattutto religiosa. Sono molte le chiese, infatti, che si possono visitare.

Come per esempio, la chiesa parrocchiale di San Giacomo o la Chiesetta del Callone appena sopra Campertogno. O ancora il castello di Campertogno, la cui torre sbuca tra gli abeti innevati. Oltre alla storia, per chi ama le passeggiate in natura, potrà seguire il Sentiero dell’Arte.

Attraverso questo è possibile raggiungere l’Alpe Cangello ammirando, lungo il percorso, il Santuario della Madonna del Callone e le 15 cappelle che raffigurano i 15 misteri della vita di Maria. Per chi ama la bicicletta, è presente anche un tratto di ciclabile percorribile in mountain bike.

La leggenda del fantasma del Tinaccio

Ma ci sono aree attrezzate anche per altri sport, come il tennis, il rafting, la canoa, il Kayak e l’hidrospeed. E, in un luogo così ricco di storia, non poteva di certo mancare la sua leggenda. Si narra, infatti, che, a monte del sentiero, vicino alla cascata del Tinaccio, si può vedere un naturale incavo nella roccia che rimane sempre umido.

Una donna del posto, tanto tempo fa, precipitò dalla cascata mentre allattava il suo bambino. La storia vuole che la donna morì per non avere rispettato il digiuno durante le “tempora” del periodo di Natale. E sembra che, in seguito, il suo fantasma si facesse vedere con in braccio il suo bambino cantando una canzone.

Sembra che, poi, il vescovo fece benedire il posto. Chiese anche alle persone di passaggio, di recitare una preghiera, il de profundis. Da allora il fantasma è sparito, ma è comparso l’incavo nella roccia continuamente bagnato da acqua benedetta.

Vercelli
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Altra leggenda del posto è quella dell’òmm salvàig. Secondo i racconti popolari, quest’uomo viveva sulle montagne, sul fiume Sesia. Non era un uomo violento, ma solo un po’ strano. Si dice che nelle sere d’inverno fosse solito sedersi in un angolino nelle stalle, mentre le donne filavano.

Al Selvatico

Si accertava prima, però, che gli uomini non ci fossero. Fu catturato con lo stratagemma delle scarpe. Un abitante del posto ne lasciò un paio fuori dalla porta. Il selvaggio le prese e le indossò. Gli uomini lo inseguirono e lo presero, perché lui non riuscì a fuggire con le scarpe ai piedi.

In paese ancora oggi c’è l’insegna Al Selvatico. Un tempo eral il nome di un’antica osteria risalente al 1890. Oggi l’osteria non c’è più. Al suo posto c’è un albergo che conserva l’insegna nel suo salone principale.

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