Per la bomba a Marrakech tutte le piste portano ad Al Qaeda: l’ordigno che ieri è esploso in uno dei caffè più turistici del centro della città marocchina, provocando 15 vittime, era stato riempito con chiodi per renderlo ancora più pericoloso e letale.
Secondo fonti dell’intelligence italiana, si è trattato di un gesto volto a colpire gli stranieri per indebolire l’economia del Marocco: il risultato dell’attentato, infatti, rischia di far ricadere il Paese in un clima di terrore simile a quello del 2003.
La polizia marocchina è già al lavoro per scoprire chi si cela dietro la strage di Marrakech, lavorando a stretto contatto con la polizia italiana, quella francese e quella spagnola: tutti comunque concordano nell’indicare una pista che porta ad Al Qaeda come mandante dell’attentato.
Di sicuro c’è che l’attentato a Marrakech mostra una matrice integralista: al momento non c’è ancora stata alcuna rivendicazione ma le autorità antiterroristiche marocchine sono sicure che arriverà presto e indicano nel tipo di ordigno scelto, nelle modalità del massacro e nello scempio dei resti sul luogo dell’attentato, tracce indicative della mente che ha ideato l’atto.
Sicuramente, avere scelto come obiettivo il Caffè Argana, con il ballatoio affacciato sul mercato in una delle piazze più conosciute a livello globale di Marrakech, significa che gli attentatori hanno voluto colpire il turismo, uno dei settori più fiorenti del Marocco già messo a dura prova dalla crisi generale del Nordafrica e dall’attuale situazione politica in Libia.
Il governo marocchino, infatti, fa il confronto con la serie di attentati che, nel 2003, colpirono a Casablanca l’hotel Farah, la Casa di Spagna, un ristorante italiano, il consolato del Belgio, il circolo ‘Alleanza per Israele’ e un cimitero ebraico, mietendo 45 vittime.