Avatar, l’assistente virtuale all’aeroporto di New York [VIDEO]

Avatar aeroporto New York
Avatar aeroporto New York

Ava è la nuova assistente che potrete incontrare in un aeroporto di New York. Il suo nome sta per Avatar: non provate a stringerle la mano, perché difatti lei non esiste. La nuova impiegata aeroportuale è infatti solo una proiezione olografica che dal mese di luglio, e per sei mesi, accoglierà i passeggeri degli aeroporti JFK, La Guardia e Newark della città statunitense.

L’immagine dell’assistente donna è proiettata su uno schermo di plexiglass intagliato di pochi millimetri, e fornisce informazioni sui voli, le direzioni da prendere, i servizi dell’aeroporto e altro ancora. Saranno le prime assistenti di questo tipo ad essere impiegati negli aeroporti del Nord America, per un progetto pilota che durerà sei mesi. L’avatar è stato realizzato dalla AirusMedia di Tampa, in Florida: per ora si tratta solo di proiezioni non interattive, ma è allo studio un’evoluzione del progetto che permetta all’assistente di rispondere alle richieste di informazioni dei passeggeri.

L’avatar si presenta nelle vesti di una bella donna che invita i passeggeri all’ascolto. “Non sono qui, ma sono bella lo stesso, non credete”? Inoltre mette in risalto le sue qualità umane, come quella di compiacere il passeggero addirittura cambiandosi il vestito. E, dall’altro lato, sottolinea invece come possa servire un ottimo servizio facendo risparmiare soldi, in quanto non ha bisogno di pause, giorni di ferie e straordinari. Costo dell’avatar? 250.000$ l’uno. Trattandosi però di un periodo di prova l’Autorità Aeroportuale ha deciso di affittarli al costo di 180.000$ per sei mesi.

Qualcuno ha giustamente fatto notare che nonostante l’assistente si vanti di essere efficiente ed economica, assumere impiegati reali in carne e ossa costerebbe la metà, e soprattutto questi fornirebbero davvero un servizio utile al viaggiatore, per lo meno decente rispetto alla proiezione olografica incapace di rispondere a qualsiasi domanda.

Per non parlare dell’accusa che il design sia stato concepito da un maschio non molto attento all’immagine femminile. L’assistente si presenta con fare ammiccante, con ripetute espressioni facciali che sembrano essere rivolte molto più a un pubblico maschile, e frasi come “posso essere come vuoi, e vestirmi come vuoi”: segue cambio immediato d’abito. Abbastanza lontana dall’idea di una hostess, molto più vicina a quella di una geisha. Cosa ne penserà il pubblico femminile? Ma, in generale, che impatto può avere un pezzo di plastica fermo al suo posto sui viaggiatori sempre in rapido movimento? Soprattutto quando vanno di fretta e hanno urgente bisogno di informazioni da personale che possano fornirgliele in tempo reale senza prima dare l’impressione che ci stiano provando. Tutto questo lo scopriremo fra sei mesi, o poco più.

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