E sì, che Google avesse scoperto Atlantide ci avevano sperato molti. Ma purtroppo non è così: la griglia che appariva sui fondali disegnati da Google Ocean, il servizio di mappatura degli oceani abbinato a Google Earth, non era un’opera umana. O meglio, lo era, ma non si trattava certo dei resti sommersi di una città perduta: era solo un errore tecnico.
Qualche tempo fa alcuni utenti notarono che nel mezzo dell’Oceano Atlantico, così com’era rappresentato da Google Ocean, appariva una griglia regolare. In molti si sono chiesti che cosa fosse, la notizia è prontamente rimbalzata in rete e subito è nata l’idea che la Grande G avesse scoperto i resti della mitica civiltà di Atlantide: le intersecazioni delle linee assomigliavano a strade. Del resto una delle ipotesi sulla sua ubicazione, basandosi sulle dichiarazione fatte da Platone, era proprio che fosse in mezzo all’Atlantico, al di là delle colonne d’Ercole (il nome con cui gli antichi indicavano lo stretto di Gibilterra).
La rivista Wired smentì subito la cosa, ipotizzando che potesse più prosaicamente trattarsi di un bug. E Google cancellò quella strana mappatura. Oggi ci spiega cos’è successo il National Oceanic and Atmospheric Administration, una delle tante società a cui Google si è affidata per la mappatura delle acque oceaniche. L’inghippo è avvenuto proprio perché non ce n’è stata solo una. Erano migliaia le navi che hanno scandagliato i fondali con i loro sonar, ma utilizzando standard qualitativi diversi, o concentrandosi su porzioni più o meno ampie. L’errore è stato quello di interpolare due immagini con risoluzioni differenti, una ad alta definizione con una di qualità inferiore. Almeno la bufala è servita a migliorare ulteriormente il servizio di Google. Ma quanti di noi avranno sognato che un giorno la città leggendaria venisse davvero scoperta?