Al mondo ci sono delle storie davvero incredibili, storie che raccontano di umanità, di luoghi, di vissuto. Alcune di questa lasciano esterrefatti poi ci sono le storie quelle che scaldano il cuore. Come la storia dell’uomo che vive in un capanno da pesca. Storie di vita vera che, però, sembrano sempre uscite da un romanzo, da un racconto di uno scrittore fantasioso.
La storia di cui parliamo oggi è proprio una di queste. La storia di un uomo che ha vissuto tutta la vita in un capanno da pesca, in solitudine, lontano dalla città civilizzata. L’uomo in questione si chiama Gino e potrebbe essere il degno protagonista di uno di quei racconti di scrittori fantasiosi. La sua vita, però, è reale è il racconto della vita comune di un uomo che per questo motivo assurdo, vive da 50 anni in un capanno di pesca.
L’uomo vive in un capanno da pesca, le ragioni della sua scelta
La storia di Gino, forse, per lui, non ha morali da svelare, non ha insegnamenti da tramandare. Gino vive la sua vita per quello che è. Siamo convinti che, però, nemmeno lo scrittore fantasioso possa rimanere impassibile dinanzi a questo scorcio di vita vera, vissuta, di umanità.
Eppure non bisogna andare lontano, Gino, infatti, vive in provincia di Ravenna. Un capanno da pesca nella Piallassa della Baione, una zona lagunare. L’uomo con il suo capanno da pesca si trovano su una lingua di terra in mezzo alle acque della laguna. Non è un burbero e nemmeno un eremita per così come possiamo immaginarlo noi. Gino, in verità, si dimostra anche molto disponibile quando, raramente, qualcuno che si trova in zona va a trovarlo.
Più che altro, di solito, si tratta di curiosi, di giornalisti, di youtuber interessati a raccontare la sua storia. Eppure l’uomo li accoglie con piacere, a bordo della sua imbarcazione, una barchetta poco stabile, a prima vista poco rassicurante, in grado, però, di fare il suo lavoro fino alla fine. Con questa piccola, traballante, imbarcazione, Gino trasporta l’ospite a sorpresa sul suo lembo di terra.
Il suo capanno da pesca, la sua abitazione, è una proprietà che la sua famiglia possiede da generazioni. Un semplice capanno da pesca il cui utilizzo era destinato proprio a battute di pesca per poi far ritorno alla casa, quella vera, in città. Durante la seconda guerra mondiale, però, molte abitazioni venivano requisite dall’esercito tedesco e i proprietari erano costretti, così, loro malgrado a trasferirsi nei capanni di pesca, per chi li possedeva, improvvisando abitazioni di fortuna.
Tutta la vita su una lingua di terra in mezzo all’acqua
Gino è nato lì, la sua vita anche con la fine della guerra, è rimasta in quel capanno da pesca che per l’uomo è in tutto e per tutto, da sempre, la sua casa. Bombole di gas per la cucina, un camino per riscaldarsi d’inverno, pannelli fotovoltaici per l’energia elettrica. Falegname, portuale, Gino è uno uomo che ha lavorato ed ora vive di pensione in quella sua casa, lontano da occhi indiscreti, lontano da quel progresso.
Un custode della valle, della laguna, la scelta dell’uomo di restare lì, in quel capanno per tutta la vita, è la scelta di chi ama quel posto, quelle acque, quella natura e che, oggi, purtroppo, con rammarico, vede con un velo di nostalgia. L’inquinamento, negli anni, ha deturpato il paesaggio, i canneti sono svaniti, i fondali sono diventati melma ma Gino è ancora lì innamorato di tutto quanto lo circonda.