Un rifugio unico e molto particolare da raggiungere sulla cima del Catinaccio nelle Dolomiti, immerso nel Parco Naturale dello Sciliar- Catinaccio.
Ci vogliono circa due o tre ore di cammino, ma la soddisfazione poi sarà immensa. Non solo per avere raggiunto i 2734 metri di altitudine ma anche per lo splendido panorama. Sotto la cima della montagna poi, si erge il rifugio Passo Santner che si trova all’interno del rinomato sito parte del Patrimonio Unesco: il Parco Naturale dello Sciliar-Catinaccio.
La vista abbraccia una vasta zona che va dal Latemar alla cima dei Corni Bianco e Nero e poi ancora dall’Ortles fino alle alpi austriache e svizzere. Questa struttura incastonata sulle Dolomiti occidentali dell’Alto Adige è davvero unica, una rielaborazione in chiave attuale e contemporanea che sa fondere insieme il minimalismo con l’autenticità.
Per arrivarci, come già anticipato, si affronta una lunga salita e ci vuole impegno e tenacia. L’ edificio originario risaliva al 1956 ed era rimasto operativo fino agli inizi di questo secolo. Dopo di che era stato definitivamente chiuso, lasciando un vuoto incolmabile.
Passati cinque anni di completo abbandono ha incontrato due appassionati della montagna, Michel Perathoner e Romina Huber. La giovane coppia, innamorata del posto, ha deciso di fare rivivere il vecchio rifugio dandogli un nuovo aspetto.
Un rifugio moderno che richiama l’antico
Una sfida non da poco che si è potuta realizzare anche grazie all’intervento di ristrutturazione dello studio di Bolzano Senoner Tammerle Architekten. Gli architetti sono stati in grado di giocare sugli elementi trasformandoli completamente.
Usando un sorprendente linguaggio moderno hanno rievocato l’antico archetipo della capanna. I lati della struttura sono inclinati e si incontrano nel centro formando delle facciate a triangolo. Proprio come il paesaggio alpino si erge verso l’alto nelle forme tipiche delle montagne.
Assicura così stabilità e perfetto riparo dalle intemperie. Il materiale di costruzione e il legno, rivestito da lamiera zincata. Questa ha un’alta resistenza alle condizioni climatiche estreme ed inoltre è anche riflettente.
Permette così un mimetismo con l’ambiente circostante e con il cielo. Anche il sole si rispecchia con tutte le sue tinte e gradazioni, un vero spettacolo. Gli interni sono semplici, caldi, rustici e naturali.
Gli interni del rifugio
Il pavimento e le pareti in abete rosso e gli arredi in larice non trattato creano un design dalle linee aperte, pulite e fluide. Al piano terra ci sono il bar e la sala da pranzo, dove un’enorme vetrata spalanca la visuale sulle montagne circostanti.
Tutto da ammirare e da gustare, come lo strudel ed i piatti caserecci che offre la coppia. Una vera armonia dei sensi. Chi vuole fermarsi a dormire può trovare posto al piano superiore dove c’è una spaziosa camerata, in grado di ospitare fino a 40 persone.