Un eremo incastonato nella roccia, per una “fuga spirituale” da Roma

Il convento è antichissimo e ospita le tracce dei primi insediamenti di eremiti dell’Antica Roma.

eremo vicovaro
A partire dal 400 d.C., le cavità naturali che caratterizzano questa zona, sorta sulle due rive dell’Aniene, cominciarono a essere frequentate da alcune comunità di eremiti – viaggi.nanopress.it

 

Un “rifugio” spirituale in mezzo alla Valle dell’Aniene, scavato nella roccia e affacciato sulle acque cristalline del fiume, che scorre sottostante a quest’eremo antico e custodito tutt’oggi dai Frati benedettini. La frenesia della città e delle nostre vite spesso ci allontana dalla spiritualità, per chi invece cerca ancora ristoro dallo stress della vita di tutti i giorni, addentrarsi nell’Eremo di San Cosimato a Vicovaro, in provincia di Roma, è un’esperienza rigenerante, per la mente come per lo spirito.

Si tratta di un convento sorto tra le due rive dell’Aniene e oggi, nonostante sia stato edificato sui resti di antiche mura romane, conserva ancora il suo fascino e la sua sacralità, da ammirare attraverso i secoli e giunta fino a noi.

Come sorse l’eremo?

Nei pressi della rupe di San Cosimato, fin dall’antichità furono trovate remote presenze umane. In particolare, a partire dal 400 d.C., le cavità naturali che caratterizzano questa zona, sorta sulle due rive dell’Aniene, cominciarono a essere frequentate da alcune comunità di anàcoreti, cioè eremiti dediti alla preghiera.

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San Benedetto da Norcia fu chiamato a dirigere i monaci della rupe nel 503 d.C. circa – viaggi.nanopress.it

 

Una conferma della loro presenza arrivò però nei primi de Novecento, quando per realizzare la diga sottostante dell’Aniene, nonché adiacente all’acquedotto romano, furono appunto ritrovati resti umani. Attraverso stanze e cavità in pietra, sentieri scavanti nella roccia e cappelle immerse nella natura, è possibile comprendere come i primi insediamenti di monaci e francescani si dedicassero alla preghiera e alla spiritualità. Un luogo sicuramente degno di nota è la Cappella di San Benedetto da Norcia, che fu chiamato a dirigere i monaci della rupe nel 503 d.C. circa, ma ben pesto le sue regole si scontrarono con lo stile di vita dei francescani: si dice infatti che proprio qui ci fu un tentato avvelenamento a suo danno, nelle grotte sottostanti il Convento. E non è un caso, allora, che per la scena di un omicidio, poi omesso, la terza stagione della serie Netflix “Suburra” veda una scena ambientata proprio in questi luoghi.

Cosa vedere del Convento di San Cosimato al Vicovaro?

Oggi il Convento racchiude, scavati nella pietra, due cavità utilizzate appunto per i ritrovi spirituali. Una in particolare, chiusa con lastre di pietra, fu utilizzata per gettare migliaia di ossa umane che dovrebbero appartenere ai caduti nella battaglia tra Cristiani e Saraceni combattuta orientativamente intorno al 916 d.C.

Un’altra versione, però, sostiene che si trattassero delle vittime delle pestilenze verificatesi fra il 1500 ed il 1700. Sono diverse le cappelle osservabili in questa zona, da quella intitolata a S. Michele Arcangelo a chiusura di un sentiero, alla cosiddetta “scala dei Frati” più in basso. Quest’ultima consentiva ai monaci eremiti, poi ai frati del Convento, di andare ad attingere acqua o lavare i propri sai presso il fiume.

La rupe come detto consta di due gruppi di cavità: il secondo si può raggiungere tramite una scala che, iniziando in fondo al parco dell’Oasi Francescana, si snoda in discesa lungo una galleria artificiale, fino ad arrivare a un sistema di piccole cavità naturali. Qui troverete un altare, alcune vaschette e nicchie: si tratta del luogo di ritiro del Beato Bonaventura.

 

Dall’insediamento di San Benedetto, nel 503, fino all’arrivo dei francescani, nel 1668 questo complesso monastico vide ere di distruzione e ricostruzione continue. Quando Papa Clemente IX accordò a Don Lelio Orsini, Principe di Vicovaro, di diventare proprietario della zona, quest’ultimo permise alla comunità francescana di ristrutturare l’area, la Chiesa e le grotte. Da questi lavori, a spese del nuovo signore di Vicovaro, il Conte Paolo Bolognetti, subentrato poi alla famiglia Orsini, emerse la struttura vera e propria del Convento, fu invece completamente riedificata tra il 1727 ed il 1735. A questa fase di lavori, ne seguirono altre più importanti dagli anni ’50 ai ’70, per poi proseguire con quelli del Giubileo del 2000.

Grazie a questo lungo processo di ristrutturazione, il Convento divenne negli anni un vero e proprio luogo di accoglienza: i piani superiori ospitano camere da letto e il complesso risulta oggi come “Casa per ferie”, affidata ai Frati dalla fine del 2005 con la gestione a una cooperativa sociale del luogo.

La Chiesa di San Cosma e Damiano a Vicovaro

Edificata sui resti di antiche mura romane, la chiesa dedicata ai SS. Cosma e Damiano subì nel corso dei secoli molteplici interventi che ne modificarono l’aspetto e la destinazione d’uso.

A pochi metri dall’eremo, si trova questa bellissima chiesa la cui ultima riedificazione risale ai primi del ‘700 e coinvolse anche l’annesso convento. Collocata all’interno del complesso conventuale di San Cosimato, attualmente la chiesa presenta una facciata rinascimentale, caratterizzata da un portico con volta a crociera a tre campate, al cui interno sono presenti degli affreschi raffiguranti la battaglia contro i Saraceni (A. Rosati, 1670).

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