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Dopo il terremoto, arriva lo tsunami. In queste ore si è abbattuto in Giappone un violento terremoto (8,9 gradi della scala Richter), che ha provocato onde alte più di 10 metri: il bilancio provvisorio parla di circa 300 morti e oltre 350 dispersi. A Tokyo si sono verificati crolli e vittime, ma le conseguenze sulla costa sono state disastrose: navi travolte, case sradicate, treni deragliati, senza contare che sulle spiagge iniziano ad affiorare i primi cadaveri.
C’era preoccupazione per la centrale atomica di Fukushima, dopo che una diga aveva ceduto spazzando via un intero villaggio, ma il governo giapponese ha assicurato che la situazione è sotto controllo e al momento non c’è nessuna allerta nucleare.
Allarme invece in tutto l’area dell’Oceano Pacifico, dove lo tsunami si sta velocemente propagando. Ci sono timori soprattutto per le piccole isole Tuvalu e Samoa, dove anche onde non eccessivamente grandi potrebbero essere devastanti. Lo tsunami ha raggiunto le Hawaii e l’acqua ha già invaso le strade di alcune isole, ma senza provocare ingenti danni.
A causa del terremoto in Giappone, uno dei più violenti negli ultimi 150 anni, sono stati chiusi molti aeroporti e limitati i servizi telefonici, mentre alcune linee dei treni e della metropolitana hanno ripreso a funzionare per consentire ai pendolari di tornare alle proprie abitazioni. Nel frattempo proseguono le scosse di assestamento e si è verificato anche n terremoto in Cile, per fortuna senza danni nè feriti.
Molti paesi si sono dichiarati pronti ad aiutare e le Nazioni Unite hanno fatto sapere che diverse squadre di soccorso sono pronte, se necessario, a raggiungere il paese devastato dal terremoto e dallo tsunami. Gli Usa sono in prima linea e Barack Obama ha dichiarato senza mezzi termini: “Siamo pronti”.
Secondo l’ambasciatore d’Italia in Giappone, Vincenzo Petrone, mancano all’appello 28 italiani. La notizia è stata confermata dalla Farnesina, ma le difficoltà di comunicazione rendono difficile contattare tutti i connazionali e quindi è ancora presto per tracciare un bilancio.
Secondo gli esperti, il terremoto, migliaia di volte più violento di quello dell’Aquila, avrebbe addirittura spostato l’asse terrestre. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) parla di “quasi 10 centimetri”, ma per il Centro di Geodesia spaziale dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) è ancora troppo presto per determinare le reali conseguenze.
L’immagine più triste è forse l’antenna piegata in cima alla Tokyo Tower, il simbolo della capitale nipponica e della ricostruzione post-bellica: una metafora di un paese nuovamente in ginocchio e destinato a portare numerose cicatrici.
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