Trovata una nuova specie in mare, scoperto un esemplare mai visto prima d’ora

Una scoperta che rappresenta anche un grande traguardo per il mondo ittico. Trovata una nuova specie in mare. Gli scienziati sono molto soddisfatti. Ecco di che si tratta.

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Trovata nuova specie in mare – viaggi.nanopress.it

Un incredibile traguardo portato a termine da un team di ricerca molto variegato. Soprattutto una ricerca che è durata anni, frutto della incredibile testardaggine degli scienziati che seguendo un’intuizione, sono riusciti con caparbietà ad identificare un nuovo esemplare ittico. Ne danno l’annuncio proprio loro stessi attraverso le pagine della rivista Fish Biology.

Trovata una nuova specie in mare, ecco di che si tratta

La rivista di settore specializzata racconta la ricerca portata a termine da una equipe internazionale con un divertente quesito: “È arrivato prima l’uovo o lo squalo?“.

Parafrasando l’antico adagio, è proprio di questa tipologia che stiamo parlando. Trovata una nuova specie in mare di squalo, un traguardo incredibile frutto di diversi lunghi anni di lavoro. Si chiama Squalo Demone ed il perché è presto detto: si distingue per occhi completamente bianchi, tipici di uno spettro o appunto di una figura vagamente demoniaca.

A mettere a segno questa bella scoperta un gruppo di scienziati davvero internazionale. Innanzitutto lo CSIRO National Research Collections Australia che ha coordinato le operazioni, insieme alla Facoltà della Pesca dell’Università di Hokkaido e ai francesi dell’Institut de Systématique, Evolution, Biodiversité della Sorbona (Francia).

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Emersa una nuova specie in mare – viaggi.nanopress.it

Incredibilmente però l’identificazione della specie appartenente al genere Apristurus, ha impiegato un tempo lunghissimo. Per capire bene è necessario tornare indietro fino al 2011.

A questa data risale infatti il ritrovamento di alcune uova misteriose dimenticate all’interno di un magazzino dell’Australian National Fish Collection. Incuriosito, il team australiano si è subito messo in contatto con i colleghi di Hokkaido e successivamente con quelli della Sorbona, per cercare di comprendere a quale animale potessero appartenere.

L’identità dell’Apristurus è divenuta certa quasi subito. Altrettanto evidente però che le uova non sembravano appartenere a nessuna delle specie conosciute catalogate in questo genere.

Gli scienziati però non si sono persi d’animo e da qui è iniziata una ricerca durata fino ad oggi, che ha coinvolto i musei australiani esperti nella conservazione delle specie marine.

Le ricerche sullo Squalo Demone

La base da cui partire era una sola: gli embrioni contenuti nella uova. L’unica cosa possibile da fare era confrontarli con quelle di altri esemplari simili. Questi tipi squali sono dotati di una sorta di “astuccio di conservazione” al cui interno conservano le uova. L’idea era dunque quella che magari qualche esemplare all’interno di uno dei musei australiani potesse conservarne di simili utili ad una catalogazione.
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Apristurus Ovicorrugato – viaggi.nanopress.it

L’intuizione si è rivelata corretta e li ha messi non solo sulla strada giusta, ma li ha portati a trovare addirittura la madre di questa uova! Come è possibile? Semplicemente questo squalo non era stato correttamente identificato.

Un colpo di fortuna incredibile è stato che l’esemplare in questione conservasse all’interno di questo famoso astuccio di deposizione proprio un ultimo uovo. Questo perché era evidentemente incinta al momento del decesso. Sbalorditi dall’incredibile somiglianza con le uova in loro possesso, gli scienziati hanno immediatamente svolto i test, soprattutto quelli del Dna, per confermare che sì, le uova appartenevano a questa specie di Apristurus. Ma una specie del tutto nuova.

Ribattezzata dunque come Apristurus Ovicorrugatu. La mamma di questa nuova categoria di squalo fino ad oggi si credeva fosse un gattuccio cinese, probabilmente perché morfologicamente molto simile.

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Sacche dello squalo demone – viaggi.nanopress.it

Questo esemplare ha un aspetto tremendamente inquietante, con il corpo marrone, ma con enormi pinne e soprattutto una valvola a spirale. Occhi dalle iridi completamente trasparenti e sì, l’apertura della bocca simile al gattuccio cinese.

Per gli scienziati si tratta di una scoperta incredibile, frutto sì di corrette intuizioni, ma affermano, anche di fortuna. Se non avessero trovato quell’ultimo uovo probabilmente non sarebbero mai riusciti ad identificare correttamente questo esemplare ittico.

A quanto pare però non è infrequente che alcuni esemplari rimangano per anni catalogati in maniera errata. A volte servono anni ed eventi come questo per comprendere l’errore. Colpa sembra del fatto che musei di questi tipo non dispongano di abbastanza personale tecnico per la corretta identificazione e dunque le analisi vengano fatte in maniera a volte superficiale.

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