Tra sacro e profano, viaggio nell’antichità di Cori

Si narra che la cittadina, nell’area dei Monti Lepini, fosse una delle città fondate dalla famiglia di Albalonga, i reali da cui discendevano Romolo e Remo.

Cori, provincia di Latina
Situata in provincia di Latina e nel cuore dell’Agro Pontino, nell’area dei Monti Lepini, dista circa 56 chilometri dalla città di Roma – viaggi.nanopress.it

 

A Cori l’orma dell’antica Roma è così tangibile, che già attraversando le imponenti mura poligonali, risalenti al VI secolo a.C., vi sembrerà di tornare indietro nel tempo. Di fatto Cori, situata in provincia di Latina e nel cuore dell’Agro Pontino, nell’area dei Monti Lepini, dista circa 56 chilometri dalla città di Roma e anche se la sua storia si intreccia con la Caput mundi, la vita di questa città fu molto ricca, sia da un punto di vista religioso ma soprattutto politico.

Un borgo pittoresco e mitologico

Cori è un luogo che vanta testimonianze di insediamenti sin dall’età del bronzo e del ferro e offre strati su strati di storia, il tutto in un pittoresco borgo, che lo rende uno dei paesi più antichi della regione. La storia di questo borgo ha origini antiche, fu infatti un importante insediamento dei Volsci, antica tribù italica.

Come molti luoghi in Italia, le sue origini affondano nella mitologia. Plinio il Vecchio e Solino suggeriscono che Dardano potrebbe aver fondato la città prima di dirigersi verso Est, dove un suo discendente potrebbe aver fondato Troia (Eneide 29-19 a.C. ad opera di Virgilio). Inoltre Cori è citata come una delle città fondate dalla famiglia reale nella capitale latina Alba Longa, mentre Servio (fine IV secolo d.C.) ne attribuisce la fondazione a Corace d’Argo.

Cori, un luogo antico dove il tempo si è fermato

I siti più famosi di Cori includono le antiche mura che risalgono al VI e IV secolo a.C., la Cappella della Santissima Annunziata e il Tempio di Ercole. Cori inoltre è sempre stata una piccola tappa per tanti pellegrini che percorrevano la penisola.

Questo spiega perché la località ospiti anche la cappella della Santissima Annunziata, un tempo ambiente annesso alla chiesa di San Silvestro, situata lungo la strada che collega il paese alla Pedemontana. La Santissima Annunziata si trova lungo l’estremità meridionale della via Francigena, in direzione Appia, altrimenti conosciuta come via Gerosolimitana. Nel Medioevo i magistrati provenienti dalla capitale dovevano fermarsi qui e venivano ammessi in città solo dopo aver giurato rispetto agli statuti coriani.

Gli affreschi che adornano la volta risalgono presumibilmente tra la fine del XIV secolo fino alla prima metà del XV secolo. L’identità degli artisti è sconosciuta, tuttavia gli affreschi raffigurano scene dell’Antico Testamento (il pittore pare abbia utilizzato come modello una Bibbia bizantina miniata), mentre le storie di Mosè, della Passione di Cristo nella navata e il Giudizio Universale nella navata la controfacciata sono stati attribuiti a un altro pittore attivo intorno al 1440. Gli stemmi dipinti sulle pareti dell’oratorio sono riconducibili invece a un committente spagnolo: il cardinale Juan de Cervantes.

Il tempio di Ercole

Se visitate Cori, è d’obbligo concedere una visita anche ai templi romani di questa zona. Un tempo erano sede del potere politico e spirituale che comandava la città di Cori. Tra questi c’è il Tempio di Ercole, in stile tardo italico/dorico e risalente agli inizi del I secolo a.C. sull’acropoli della città: si tratta di uno dei monumenti nazionali d’Italia nonché nel Lazio grande esempio di architettura ellenistica. È attribuito all’eroe mitologico di Ercole, come si può evincere attraverso l’antica incisione “Erculi sacrum”.

Tempio di Ercole
In stile tardo italico/dorico e risalente agli inizi del I secolo a.C. , rappresenta nel Lazio un grande esempio di architettura ellenistica – viaggi.nanopress.it

 

Il tempio di Ercole si trova in una posizione formidabile, sullo sfondo di un altro sfondo panoramico che, nelle belle giornate, offre una sbirciatina sulla pianura pontina e uno scorcio sul Mar Tirreno. Questo monumento ha attirato l’attenzione di molti personaggi famosi come Antonio da Sangallo, Raffaello e Giovanni Battista Piranesi nel corso della storia rinascimentale. Durante la Seconda guerra mondiale il tempio scampò miracolosamente alla distruzione della città durante il bombardamento del 30 gennaio 1944, al contrario della città, che fu quasi del tutto rasa al suolo.

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