“Sparito il buco nell’ozono”, la segnalazione spaventa tutti: ecco cosa significa

Sparito il buco nell’ozono e con esso tutte le preoccupazioni che attanagliavano l’umanità dagli anni Ottanta. Si tratta di un vero e proprio successo ecologico che però adesso mette in guardia gli esperti sotto un altro punto di vista.

sparito il buco nell'ozono
Buco ozono – viaggi.nanopress.it

Oggi la crisi climatica, ieri il buco nell’ozono. Cambiano i nomi, ma i pericoli ambientali tanto temuti dall’umanità continuano a rimanere. Qualcuno però sembrerebbe avere le ore contate.

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) infatti il buco dell’ozono potrebbe sparire del tutto entro il 2040. E almeno questa è una buona notizia.

Sparito il buco nell’ozono: la situazione di recupero è finalmente sulla buona strada

Negli anni Ottanta arrivava la terribile notizia che ha allarmato il mondo intero. Nella stratosfera sopra l’Antartide alcuni scienziati della British Antarctic Survey avevano notato qualcosa di eccezionale. Lo strato di ozono si stava sempre più assottigliando, mettendo in pericolo la Terra dalle radiazioni dei raggi ultravioletti.

buco dell'ozono
buco dell’ozono – viaggi.nanopress.it

Da quel momento in poi gli scienziati di tutti i Paesi si riunirono per cercare di trovare una soluzione a questo catastrofico problema.

Così, due anni dopo la scoperta, nel 1987 veniva firmato un accordo tra 46 Paesi, il Protocollo di Montreal, un documento che regolamentava l’utilizzo di circa cento sostanze chimiche pericolose e che l’umanità intera si impegnava a rispettare.

Tra le sostanze a essere messe al bando ci furono i clorofluorocarburi CFC, contenuti negli spray, nei solventi e nei propellenti. Nel 1989 il Protocollo entrava in vigore diventando il primo trattato delle Nazioni Unite a raggiungere l’approvazione universale.

Oggi, a 36 anni da allora, l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo stato di salute della stratosfera (condotto ogni quattro anni), mostra che la via della guarigione completa è sempre più vicina.

L’eliminazione dei CFC sta aiutando il buco nell’ozono a rimarginarsi. Intorno al 2040 l’ozono potrebbe tornare a essere esattamente come agli inizi degli anni Ottanta, prima che la scoperta del buco iniziasse a spaventare gli scienziati.

Solo ai poli la rimarginazione potrebbe avvenire più lentamente. Si stima infatti che il recupero completo avverrà intorno al 2045 nell’Artico e intorno al 2066 in Antartide.

Abbattere la CO2 come i CFC per risolvere il riscaldamento globale

Il controllo dell’utilizzo dei CFC ha in parte aiutato la crisi climatica in corso a non essere ancora peggiore di quel che è oggi. L’utilizzo di queste sostanze infatti avrebbe di sicuro aggiunto un grado al riscaldamento globale attuale.

riscaldamento globale
riscaldamento globale – viaggi.nanopress.it

Secondo gli esperti, quello del Protocollo di Montreal è uno dei successi più grandi che il pianeta abbia mai raggiunto in fatto di ecologia. E questo nonostante qualche Paese abbia nel corso del tempo cercato di aumentare, seppur cosa proibita, l’uso di CFC.

Il successo del Protocollo di Montreal ha spinto gli scienziati a voler fare di più per salvare la Terra dal problema del riscaldamento globale. Nulla di sbagliato o negativo se non fosse per alcuni rischi che andrebbero a riaprire la questione “buco nell’ozono” oramai quasi chiusa.

La proposta degli ingegneri climatici è infatti quella di iniettare nell’atmosfera milioni di tonnellate di aerosol riflettenti. Questi avrebbero il compito di riflettere la luce solare e di ridurre il riscaldamento globale.

Le nuove tecnologie della geoingegneria potrebbero quindi tornare ad intaccare l’ozono e mandare a rotoli tutti i progressi fatti nell’arco di questi lunghi anni.

Quel che resta da fare però è pur sempre limitare la produzione di anidride carbonica, sfida decisamente ben più difficile, come afferma il The Guardian, per due motivazioni.

La prima: la CO2 rimane nell’atmosfera molto più a lungo rispetto ai CFC. La seconda: il mondo moderno dipende oramai completamente dall’uso dei combustibili fossili.

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