A Rasquera, un piccolo comune della Catalogna in Spagna, si coltiva marijuana per uscire dalla crisi. O almeno questa è la proposta del sindaco Bernat Pellissa, della sinistra repubblicana, disperato per il debito del comune di 1,3 milioni di euro e per la continua fuga dei giovani da un paese che non offre opportunità di lavoro. La proposta è quella di affittare terreni per la coltivazione della cannabis a scopo terapeutico alla Asociación Barcelonesa Cannábica de Autoconsumo (Abcda).
Con un affitto di 54.000 euro mensili e un contratto della durata prevista di 24 mesi, nel giro di due anni il comune sarà in grado di racimolare i soldi necessari per pareggiare il bilancio. Inoltre la coltivazione stessa della pianta stimolerà l’economia creando una quarantina di nuovi posti di lavoro. L’iniziativa è piaciuta sia alla giunta di sinistra che governa il paese, sia all’opposizione: i 7 acri di terreno in concessione sono comunque terre non coltivate, e l’Abcda non è l’unica ad avervi mostrato interesse. Verranno considerate proposte anche da parte della Asociacìon Independiente Recreativa de Autoconsumo Y Medicinal (Airam), l’Università di Salamanca, l’Osservatorio europeo delle droghe e altre associazioni che curano i malati di cancro.
Tutto sta a vedere però se la delibera municipale otterrà l’autorizzazione della procura catalana. In Spagna infatti il consumo privato di cannabis è legale, ma l’articolo 368 del codice spagnolo ne proibisce la coltivazione. E nel frattempo, se da un lato parte della popolazione approva un’idea che può creare un nuovo gettito di entrate nelle casse del comune, dall’altra ci sono molte persone che pensano si creerà solamente un traffico di droga che rovinerà il paese.
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